Notizie Notizie Italia Lavoro: a marzo 92mila posti in più, cresciuti i contratti a tempo indeterminato

Lavoro: a marzo 92mila posti in più, cresciuti i contratti a tempo indeterminato

23 Aprile 2015 10:44
A marzo, mese in cui è entrato in vigore il Job Act, sono cresciute le assunzioni. E a crescere sono state proprio quelle a tempo indeterminato. E’ ciò che è emerso dalle comunicazioni obbligatorie mensili del ministero del Lavoro. Intanto però dall’Inps arriva l’andamento delle retribuzioni contrattuali, che a marzo rimangono ferme, dimostrando la condizione di stagnazione in cui si trova l’economia. 
Secondo i dati diffusi oggi dal ministero del Lavoro, a marzo sono stati attivati 641.572 nuovi contratti, mentre sono cessati 549.273 rapporti di lavoro. Il saldo è dunque positivo con oltre 92mila nuove assunzioni. Guardando alle tipologie di contratto, quello a tempo determinato continua ad andare per la maggiore (381.234 contratti stipulati a marzo). Tuttavia, dal confronto con l’anno scorso emerge che l’unico a crescere è stato il contratto a tempo indeterminato: a marzo ne sono stati stipulati 162.498, contro i 108.647 del mese di marzo 2014. E il saldo, per questa tipologia contrattuale, è tornato a essere positivo.
Conferma di questo trend incoraggiante arriva anche dalle trasformazioni dei rapporti di lavoro: a marzo sono state 40.034 le trasformazioni di rapporti di lavoro a tempo determinato in rapporti a tempo indeterminato (erano 22.116 nello stesso periodo del 2014). 
I dati, che sono al netto del lavoro domestico e della pubblica amministrazione, precisa il ministero, sono da considerarsi provvisori.
Le retribuzioni però rimangono ferme
Intanto l’Inps rileva che a marzo le retribuzioni orarie sono rimaste ferme su base mensile, facendo registrare un debole rialzo del +1% su base annua. Un aumento “che appare ben poca cosa se messo a confronto con il crollo del potere di acquisto che le famiglie hanno subito in questi anni (-13,4% dal 2008 ad oggi) – commentano Federcosumatori e Adusbef – Non dimentichiamo poi che questo flebile aumento non tocca i dipendenti pubblici, in ragione del blocco dei contratti della pubblica amministrazione).