Lavoro, impresa (e Borsa) secondo Brunello Cucinelli
di Lionello Cadorin
Signori, sareste capaci di tenere azioni nostre per 10-15 anni? Non conoscendo bene il personaggio, né l’azienda che ha creato, certo gli 11 speciali ospiti di Brunello Cucinelli, tutti rappresentanti di banche e case di investimento, non si aspettavano una domanda come questa. Già l’invito a cena in Umbria, arrivato attraverso Mediobanca, doveva essergli sembrato un po’ strano, sicuramente fuori dagli schemi.
Non accade tutti i giorni che un imprenditore che ha deciso di portare la sua impresa in Borsa voglia cominciare a conoscere mesi prima i potenziali investitori istituzionali. E non andandoli a incontrare a Milano, tra ristoranti alla moda e sale riunioni della city, ma accogliendoli nella sua bellissima casa a un passo dall’azienda destinata alla quotazione. Figuriamoci poi se invece che di fatturati e utili attesi, peraltro in costante crescita, l’imprenditore parla di filosofia e di etica del lavoro e dell’impresa, di dignità umana, di bellezza, di arte. “Se non fossimo venuti qui – si è sentito dire Cucinelli al momento del commiato – non avremmo potuto mai capire questa impresa. Più d’uno degli 11 ospiti è tornato alla sua finanza quotidiana affascinato da quanto ha sentito, e visto, in quel meraviglioso angolo di Umbria.
Ma l’impresa non si eredita
Brunello Cucinelli non vuole andare in Borsa nella prossima primavera per monetizzare, come hanno fatto tanti, il grande lavoro di costruzione di un marchio, di un’immagine, di una realtà che si è conquistata un posto stabile nelle più prestigiose vetrine del lusso nei luoghi più belli del mondo. Lo ha ribadito anche a F: l’ impresa non si eredita, si ereditano le azioni. Camilla e Carolina, 28 e 20 anni, le due figlie già inserite nell’attività, resteranno le maggiori azioniste, ma l’azienda sarà aperta per nuovi manager che sappiano farla prosperare nel tempo. Soprattutto se saprà attrarre soci fedeli che continueranno a tenere le azioni per anni, incassando buoni dividendi e vedendo il valore del loro investimento crescere costantemente. Una fiducia e una fedeltà che Cucinelli vorrebbe conquistare, appunto, anche dagli investitori istituzionali che ha invitato a casa. Oggi in Umbria otto o nove imprese su dieci non arrivano alla seconda generazione, e Brunello Cucinelli non vuole che la sua corra questo rischio. Per lui la Borsa è una prospettiva di lunga vita per l’azienda. Tanto che non si considera e non si definisce mai proprietario, ma “custode pro tempore”. Se sei custode, e non proprietario, non hai paura di perdere quello che hai. In questa concezione del proprio ruolo di imprenditore, tanto originale quanto autenticamente sentita, c’è molto della straordinarietà dell’uomo e di quello che ha creato a Solomeo, il paese vicino a Perugia dal quale il finissimo cashmere colorato e i capi d’abbigliamento con l’etichetta Brunello Cucinelli, prodotto da mani artigiane umbre, è partito per affermarsi nella fascia più alta dei clienti internazionali della moda e del lusso.
Alta qualità artigianale
L’alta qualità artigianale made in Italy è un elemento distintivo imprescindibile dell’attività produttiva di Cucinelli. L’azienda ha quasi 700 dipendenti diretti, ma coinvolge almeno altre 2.000 persone dal tessuto artigianale caratteristico dell’Umbria, dove sono tornati a produrre maglieria nomi come Hermès e Louis Vuitton. E’ un insieme di aziendine di otto-dieci persone che Brunello Cucinelli definisce “strutture meravigliose”, da salvaguardare perché il patrimonio artigianale che rappresentano si possa conservare e tramandare. “I titolari hanno in media 45 anni, i dipendenti 41. Bisogna preoccuparsi del loro conto economico, ridare dignità e nobiltà morale ed economica al lavoro con le mani. Andare in fabbrica per mille euro al mese può essere per un giovane il sogno della sua vita? Gli si può chiedere di fare squadra se lo si paga quella cifra, o magari anche meno?”. E ancora: “Se un capo di abbigliamento esce dall’azienda a 350 euro, dei quali soltanto 70 pagano la manualità che vi è contenuta, e va in vendita in negozio a 1.000 euro, vuole che non troviamo 30 euro da dare in più al lavoro manuale?”.
Etica e dignità del profitto
Secondo Cucinelli deve esistere una “dignità del profitto”, l’Ebitda, il margine operativo lordo, deve essere “dignitoso”. “Dobbiamo fare profitti con etica e dignità. Non so se ci riusciamo, ma l’obiettivo dell’impresa è questo”. Cucinelli teorizza (e pratica) una divisione dei profitti che prevede una parte all’impresa, una all’imprenditore, una terza per chi ci lavora (“stipendi più alti per un vita più dignitosa”) e una quarta per “abbellire l’umanità”(vedere riquadro). La dignità del profitto non va perseguita soltanto per un principio, ma perché lo chiede il mercato. Oggi i giovani, sottolinea con entusiasmo Brunello Cucinelli, prima di comprare qualsiasi cosa vogliono sapere chi la fa, dove la producono, come la producono: “Se pensano che per produrre sia stato fatto un danno all’umanità, non comprano. Quindi per essere credibile devi essere vero”. Nella visione di Cucinelli questo è un buon momento per il lusso. Se fosse stato pronto, in Borsa ci sarebbe andato anche subito. Ma soprattutto è un buon momento per le aziende “sane, leali, concrete, franche”. Belle, anche, “perché quello che è bello è buono e vero, e viceversa”.
Rendiconto morale e civile
Cucinelli vede l’attuale crisi come una sorta di rendiconto insieme economico, morale e civile dopo il declino che non è stato soltanto economico ma anche spirituale e morale. E teorizza l’avvento di un nuovo umanesimo che nasce dall’incontro di illuminismo e romanticismo. Tradotto in termini imprenditoriali, ma non solo: “Se una grande idea che parte dalla mente passa per l’anima, hai fatto centro”.
Il cashmere nell’incanto di un Borgo medievale
L’ultima iniziativa è il finanziamento del restauro dell’Arco Etrusco, chiamato anche Arco di Augusto, il monumento antico più imponente e prestigioso di Perugia. Il progetto è stato presentato lo scorso settembre. Ma tutto il percorso imprenditoriale di Brunello Cucinelli è accompagnato dalla ricerca del bello intesa anche come interventi di recupero e di restauro del patrimonio artistico umbro. L’azienda ha sede nel piccolo borgo di Solomeo, dove viveva la moglie Federica Benda, acquistato nel 1985. Ne fanno parte il castello, una chiesa parrocchiale, l’antica Villa Antinori. La riqualificazione del borgo, la realizzazione di un nuovo teatro con annesso Foro delle Arti, e il trasferimento all’interno del fortilizio medievale di Solomeo dell’attività nel cashmere sono le tappe di un percorso sulla strada della realizzazione del sogno di umanista di Cucinelli, percorso proseguito fino a oggi sia con interventi di recupero e di restauro sul fronte di quello che l’imprenditore definisce “abbellimento dell’umanità”, sia con iniziative per l’etica dell’impresa e per la dignità del lavoro sul fronte imprenditoriale.