Notizie Notizie Mondo La Cina (per ora) dribbla i dazi, l’export resiste all’attacco di Trump

La Cina (per ora) dribbla i dazi, l’export resiste all’attacco di Trump

9 Maggio 2025 09:34

I dazi di Trump non scalfiscono le esportazioni cinesi che salgono dell’8,1% in aprile. Pechino ha diminuito i commerci verso gli Stati Uniti ma sembra avere trovato nuovi sbocchi che hanno compensato l’effetto dazi, soprattutto grazie ai mercato del Sud-Est Asiatico. Una situazione commerciale che per ora tiene, ma sulla quale gli analisti prevedono un effetto ritardato. Occhi puntati sul vertice svizzero di sabato tra Cina e Usa.

I dati sul surplus commerciale

Il surplus commerciale della Cina è balzato a 96,18 miliardi di dollari ad aprile, mostrando un aumento rispetto ai 72,04 miliardi dello stesso periodo dell’anno scorso e superando le aspettative di mercato di 89 miliardi di dollari. La crescita è stata trainata principalmente da un aumento dell’8,1% su base annua delle esportazioni, nonostante un rallentamento rispetto all’aumento del 12,4% di marzo.
Le importazioni sono diminuite dello 0,2%, in misura inferiore alle aspettative di mercato di un calo del 5,9%, dopo una flessione del 4,3% a marzo. Il surplus commerciale con gli Stati Uniti si è ridotto a 20,46 miliardi di dollari, rispetto ai 27,58 miliardi di marzo, con le esportazioni crollate del 21% su base annua e le importazioni diminuite del 13,8%.
Nei primi quattro mesi dell’anno, il Paese ha registrato un surplus di 368,8 miliardi di dollari. Nello stesso periodo, il surplus commerciale con gli Stati Uniti ha raggiunto i 97,03 miliardi di dollari, con esportazioni e importazioni in calo rispettivamente del 2,5% e del 4,7%.

Gli sbocchi alternativi

Le esportazioni cinesi sono aumentate ad aprile grazie all’aumento delle spedizioni verso i paesi del Sud-Est asiatico, compensando il forte calo delle merci in uscita verso gli Stati Uniti dovuto all’entrata in vigore di tariffe doganali: il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha imposto dazi del 145% sulle importazioni dalla Cina, inducendo la Cina a reagire con dazi del 125% sulle importazioni americane. Finora, entrambe le parti hanno cercato di attenuare l’impatto economico di dazi a tre cifre concedendo esenzioni su alcuni prodotti essenziali.

Le esportazioni cinesi verso l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN) sono aumentate del 20,8% ad Aprile rispetto all’anno precedente, accelerando rispetto alla crescita dell′11,6% di marzo. Vietnam e Malesia sono rimasti i mercati chiave della Cina, ma anche Indonesia e Thailandia sono andate bene e hanno visto le spedizioni dalla Cina crescere rispettivamente del 37% e del 28% su base annua.
Nel frattempo, le esportazioni cinesi verso l’Unione Europea sono aumentate dell′8,3%, mentre le importazioni sono diminuite del 16,5% su base annua. A marzo, le esportazioni erano aumentate del 10,3%, mentre le importazioni erano diminuite del 7,5%.
“L’impennata delle esportazioni complessive potrebbe essere dovuta in parte al trasbordo attraverso paesi terzi e ai contratti firmati prima dell’annuncio dei dazi”, ha affermato Zhiwei Zhang, presidente e capo economista di Pinpoint Asset Management, in una nota. Zhang prevede che i dati commerciali si indeboliranno gradualmente nei prossimi mesi.

L’effetto ritardato e la trattativa Cina-Usa

Se al momento la situazione tiene, “il numero di navi portacontainer dalla Cina agli Stati Uniti è diminuito drasticamente verso la fine di aprile”, ha affermato giovedì in una nota Raymond Yeung, economista capo per la Grande Cina presso ANZ Bank.
Nelle ultime settimane le autorità cinesi hanno aumentato gli sforzi per stimolare l’economia, per contrastare l’impatto dei dazi doganali, con misure che includono un allentamento della politica monetaria e misure a sostegno delle imprese colpite dai dazi. Tuttavia, l’attività manifatturiera in Cina ha toccato il minimo da 16 mesi mentre l’indicatore dei nuovi ordini all’esportazione è sceso al livello più basso da dicembre 2022.

Cresce il timore che le conseguenze dei dazi possano presto riversarsi sul mercato del lavoro: Goldman Sachs stima che la Cina potrebbe perdere 16 milioni di posti di lavoro, ovvero il 2% della sua forza lavoro, impiegati nella produzione di beni destinati agli Stati Uniti. I governi locali cinesi e le principali aziende hanno espresso il loro sostegno per aiutare gli esportatori colpiti dai dazi a reindirizzare i loro prodotti verso il mercato interno per la vendita, una mossa che probabilmente accrescerà la pressione deflazionistica nel Paese. La Cina pubblicherà sabato i dati sull’inflazione al consumo e all’ingrosso, che probabilmente mostreranno una deflazione sostenuta.
Dettagli importanti in vista dell’imminente incontro tra funzionari statunitensi e cinesi in Svizzera nel fine settimana, che vede crescere le prospettive di una possibile de-escalation nell’attuale guerra commerciale. L’incontro previsto segnerebbe i primi colloqui commerciali di alto livello tra Stati Uniti e Cina dopo l’ultima escalation tariffaria di Aprile. Sebbene raggiungere un accordo globale sarà probabilmente un’impresa complessa e lunga, è possibile una graduale riduzione dei dazi da entrambe le parti, anche se gli analisti sono divisi sulla velocità di tale de-escalation. “Una de-escalation dei dazi, se si concretizzasse, rappresenterebbe un fattore positivo importante per le azioni cinesi”, ha affermato Laura Wang, stratega azionaria di Morgan Stanley, avvertendo tuttavia che il processo di negoziazione sarebbe “lungo, con alti e bassi”.

I conti di Maersk

Il polso della situazione arriva anche da alcuni conti come quelli del colosso danese delle spedizioni Maersk che ha annunciato un utile netto nel primo trimestre aumentato di sei volte e ha mantenuto le previsioni per l’intero anno, nonostante l’ondata di dazi che sta sconvolgendo il commercio globale. L’utile al netto delle imposte ha raggiunto 1,2 miliardi di dollari tra gennaio e marzo, prima cioè che i dazi sulle importazioni di Trump entrassero in vigore. Il fatturato è aumentato del 7,8% a 13,2 miliardi di dollari, grazie all’aumento dei prezzi del trasporto merci.

“Con le tensioni commerciali che si intensificano e l’incertezza in aumento, le catene di approvvigionamento globali sono di nuovo al centro dell’attenzione”, ha dichiarato l’amministratore delegato Vincent Clerc. Secondo le attese dell’azienda, la crescita globale dei container dovrebbe rimanere positiva nel secondo trimestre, soprattutto se gli spedizionieri approfitteranno della pausa di 90 giorni accordata da Trump sui dazi destinati a decine di Paesi. “Nell’ultima parte dell’anno, da un lato cresce il rischio che la domanda possa contrarsi, ma dall’altro non si esclude la possibilità che gli scambi commerciali riprendano se i dazi verranno revocati”, ha aggiunto l’azienda.