Notizie Notizie Mondo La borsa cinese affonda, Shenzhen -8%. Accordo commerciale Usa-Cina a rischio dopo tweet Trump

La borsa cinese affonda, Shenzhen -8%. Accordo commerciale Usa-Cina a rischio dopo tweet Trump

6 Maggio 2019 08:56

Allarme azionario cinese: i listini azionari accelerano al ribasso, cedendo tutti più del 6%: lo Shenzhen composite crolla anche fino a -8% a causa del Big Trump sell off. Non che il sell off risparmi altri asset a livello globale. Wall Street stessa paga l’effetto dei tweet di Trump, con i futures sull’indice S&P 500 che cedono il 2% e quelli sul Dow Jones che capitolano fino a -450 punti.

A Hong Kong, l’indice benchmark Hang Seng index perde più del 3%, assistendo alla debacle delle quotazioni del gruppo cinese di infrastrutture tlc ZTE, già nel mirino delle autorità americane e dunque tra le vittime più probabili di una eventuale nuova escalation della guerra commerciale Usa-Cina. Il titolo affonda del 10%.

L’ASX australiano cede -0,9%. Chiuse le borse di Tokyo e Seoul. L’indice MSCI Asia-ex Japan arretra del 2% circa.

Sell off anche sul petrolio, con i prezzi del contratto WTI che scivolano nelle contrattazioni asiatiche di oltre -2% a $60,49 e quelli del Brent in ribasso anch’essi di oltre -2% a $69,37 al barile.

Sul forex giù a JPY 110,81 il rapporto USD-JPY, mentre nei confronti del biglietto verde il dollaro australiano scende dello 0,46% a quota 0,6989. Euro in rialzo sullo yen dello 0,15% a JPY 124,03; euro-dollaro in calo -0,09% a $1,119.

Yen e franco svizzero, valute rifugio per eccellenza, sono al momento le uniche in rialzo.

Il direttamente interessato yuan cinese è invece sotto pressione, con la valuta offshore che scende fino a quota 6,82 nei confronti del dollaro, in ribasso di più dell’1,4% rispetto ai massimi attorno a 6,72, testati la scorsa setttimana.

I forti smobilizzi hanno origine da due post che il presidente americano Donald Trump ha pubblicato su Twitter nella giornata di ieri. Post che hanno freddato improvvisamente le speranze degli investitori sul raggiungimento di un accordo commerciale tra gli Stati Uniti e la Cina per porre fine alla guerra commerciale tra le due potenze mondiali, o almeno sventarne l’escalation. Speranze che tra l’altro era stata la stessa Casa Bianca, ad alimentare.

Il presidente ha minacciato di fatto Pechino, avvertendo che già da venerdì prossimo l’amministrazione americana potrebbe alzare i dazi doganali su $200 miliardi di beni cinesi dal 10% al 25%, e aggiungendo che “a breve” altri beni che la Cina esporta saranno tassati anch’essi al 25%.

“Sono dieci mesi che la Cina paga agli Stati Uniti dazi pari al 25% su 50 miliardi di dollari di prodotti hi-tech e del 10% su $200 miliardi di altri prodotti. Queste tariffe sono in gran parte responsabili dei nostri grandi risultati economici. Venerdì le tariffe del 10% saliranno al 25%…(D’altronde) 325 miliardi di dollari..di altri beni esportati dalla Cina verso gli Stati Uniti rimangono non tassati e i dazi pagati agli Stati Uniti hanno avuto un lieve impatto sui costi di produzione, che sono principalmente a carico della Cina. (I negoziati per un) accordo commerciale con la Cina continuano, ma troppo lentamente, visto il loro tentativo di rinegoziare. No!”, si legge nei due tweet di Trump.

Il nuovo attacco rende cauta –  sull’esito dei negoziati tra le controparti –  la stessa divisione di ricerca di Goldman Sachs, che parla di un “punto di scontro” tra gli Usa e la Cina:

“Si tratta di un cambiamento rispetto a quelle dichiarazioni ottimistiche che i funzionari americani hanno rilasciato nelle ultime settimane. Una virata che suggerisce che la probabilità che venga raggiunto un accordo nel breve periodo sia almeno lievemente inferiore a quanto sembrasse di recente”.

A questo punto, ha continuato Goldman Sachs, “il fattore più importante a cui bisogna guardare è se la grande delegazione cinese il cui arrivo a Washington era previsto per il prossimo 8 maggio, si farà vedere. Se si presenteranno, vuol dire che riterranno che un accordo rimarrà comunque probabile”. Ma se non dovessero presentarsi, il raggiungimento di un accordo nella settimana entrante molto improbabile. In uno scenario del genere un aumento dei dazi fino al 25% diventerebbe lo scenario di base”.

E intanto, altri rumor indicano come il governo cinese starebbe valutando di cancellare proprio quella visita cruciale del vicepremier attesa a Washington dopodomani.