JP Morgan dice ‘Buy The Dip, Covid vicino alla fine’. Azionario ok fino a quando petrolio e tassi Treasuries non superano soglie pericolo

“Buy The Dip”: è quanto sta consigliando di fare ai suoi clienti lo strategist di JP Morgan, Marko Kolanovic, rassicurando sul fatto che, a suo avviso, il mercato azionario può digerire prezzi del petrolio fino a 150 dollari al barile e tassi sui Treasuries decennali fino al 2,5-3%. E i valori attuali, bisogna riconoscerlo, sono piuttosto lontani da questi massimi presentati da Kolanovic.
A dispetto delle recenti fiammate che pur hanno fatto sbandare Wall Street e l’azionario mondiale, i tassi sui Treasuries oscillano attorno all’1,56%, mentre il Brent, anche se schizzato fino al record degli ultimi tre anni, non è andato oltre la soglia di $83 al barile (anzi, oggi scende sotto il livello psicologico di $80). Dal canto suo, il WTI ha sfiorato quasi quota $80, al record dal 2014, ma la cifra è ben lontana dai $130-$150 individuata dallo strategist di JP Morgan alla stregua di soglia pericolo.
“Il nostro scenario core rimane quello di una situazione, sul fronte del Covid, che continua a migliorare, alimentando una ripresa ciclica – si legge nella nota ai clienti – E questo sarà vero per almeno i prossimi 3-4 mesi, considerando le dinamiche delle ondate del Covid, ma molto probabilmente anche per altro tempo ancora”.
Lo strategist ha continuato, sottolineando che “noi riteniamo che questa sia stata l’ultima ondata significativa e la fine effettiva della pandemia, attingendo alla storia della pandemia del 1918-1919 (e ad altre pandemie dell’ultimo secolo) che sono state caratterizzate anch’esse da quattro ondate circa, durando circa 20 mesi“.
Per quanto riguarda le strozzature che stanno colpendo la catena dell’offerta, e in particolare la crisi energetica in corso, Kolanovic ha detto che il quadro non va altro che raffozare la sua tesi, che punta sulla rotazione. Negli ultimi giorni si è parlato molto del cosiddetto fenomeno del Global Energy Crunch – che ha fatto schizzare ieri i prezzi del gas europei fino a +40%, prima che intervenisse il presidente russo Vladimir Putin, dando finalmente rassicurazioni sull’aiuto di Mosca all’Unione europea –
In ogni caso, secondo l’esperto, i prezzi attuali dell’energia non avranno un impatto significativamente negativo sull’economia. Basta pensare, fa notare, al periodo compreso tra il 2010 e il 2015, quando i prezzi del petrolio viaggiavano in media oltre la soglia dei $100 al barile, e sia l’economia che i consumi “funzionavano bene”.
Inoltre, ha aggiunto Kolanovic, pur considerando “gli aggiustamenti effettuati tenendo in considerazione l’inflazione, il portafoglio dei consumatori, le spese totali per il petrolio, i salari e i prezzi di altri asset (come del mercato immobiliare, azionario, etc..) crediamo che anche con un petrolio a $130 o $150 i mercati azionari e l’economia riporterebbero un trend positivo”. Così come tutto l’azionario non verrebbe scalfito in misura grave, con un forte sell off, neanche da tassi dei Treasuries Usa più alti: a condizione che i decennali non salgano oltre il 2,5%-3%.
Livelli che, secondo l’esperto del colosso bancario Usa, almeno nel breve termine, non saranno raggiunti. C’è qualcosa che Kolanovic non consiglia dell’azionario: i titoli hi-tech con multipli elevati. Quelli, non comprateli.