Jobs act: con 166 voti favorevoli il Senato da il via libera definitivo
“Il Jobs Act diventa legge. L’Italia cambia davvero. Questa è la volta buona. E noi andiamo avanti”, si è affrettato a postare sul suo profilo Twitter il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Di seguito sono raggruppati alcuni tra i contenuti cardine della riforma del mercato del lavoro:
Riordino delle forme contrattuali e semplificazione
In caso di licenziamento per motivi disciplinari il reintegro sarà limitato a specifiche fattispecie e saranno previsti termini certi per l’impugnazione. Immutato invece il diritto al reintegro per i licenziamenti discriminatori. Vi sarà però la possibilità di ottenere un indennizzo “certo e crescente” anche per i lavoratori che già avevano un contratto a tempo indeterminato. I decreti attuativi che dettaglieranno le norme della delega dovranno ora tipizzare le fattispecie per ridurre la discrezionalità dei giudici.
La delega punta a ridurre le tipologie contrattuali come i contratti a progetto, a superare i co.co.co ( in vigore “fino a esaurimento”, ndr) e introdurre il compenso orario minimo. Tra le novità del Jobs Act vi è anche la possibilità di demansionamento del lavoratore e i controlli a distanza su impianti e strumenti di lavoro da parte del datore di lavoro. A essere modificati sono stati dunque gli articoli 13 e 4 dello Statuto dei lavoratori.
Riordino degli ammortizzatori sociali
Secondo le proiezioni del Partito Democratico, di cui il premier Renzi è il Segretario nazionale, questo provvedimento dovrebbe tutelare 1 milioni di lavoratori in più rispetto a quelli attualmente garantiti.
Un elemento molto importante riguarda proprio la cassa integrazione: i lavoratori non avranno diritto alla cassa integrazione in caso di cessazione definitiva dell’attività aziendale o di un ramo d’azienda. Potranno tuttavia acquistare il controllo delle loro imprese se queste fossero in uno stato di crisi.
Non solo. La delega prevede l’estensione della maternità alle lavoratrici parasubordinate, un credito d’imposta per le lavoratrici con figli minori o disabili non autosufficienti; la promozione del telelavoro e delle forme flessibili di lavoro e la possibilità di cessione dei giorni di ferie tra lavoratori per curare i figli minori.