Iva: Letta non esclude l’aumento, ma la partita è ancora tutta in bilico
Dopo lo scontro sull’Imu, è iniziata la querelle sull’Iva. Il premier Enrico Letta, partecipando alla trasmissione “Porta a Porta” di Bruno Vespa, si è soffermato sulla questione dell’eventuale aumento dell’Iva (Imposta sul valore aggiunto) che tanto preoccupa ormai da più di un anno consumatori e commercianti. In particolare Letta ha sottolineato come l’aumento dell’aliquota dal 21% al 22% è già previsto nei conti pubblici in quanto introdotto due anni fa e poi rimandato di volta in volta. Il premier non ha escluso l’aumento ma, allo stesso tempo, ha confermato che il governo sta lavorando per scongiurare il balzello che scatterà automaticamente ad ottobre se non vi saranno interventi ad hoc in senso contrario.
Nel corso della puntata di “Porta a Porta”, Letta ha aggiunto che i soldi previsti dall’aumento dell’Iva sono già stati spesi e che il governo sta lavorando per ridefinire le aliquote e gli scaglioni in modo da rendere la tassazione più equa. Questa modifica richiede però un accordo con l’Unione Europea visto che il gettito Iva rappresenta una base di calcolo per i versamenti che i Paesi membri dell’Ue effettuano per alimentare il bilancio comunitario.
Ma quali beni andrà a toccare questo aumento?
La fascia in oggetto è la più ampia ed è definita “aliquota ordinaria” dal DPR 633 del 1972 che elenca i beni compresi nelle varie fasce. Fanno parte di questa aliquota tantissimi prodotti di largo consumo come abbigliamento e pelletteria, elettrodomestici, prodotti di elettronica come i cellulari, tariffe (luce, gas, telefono), molte bevande, profumi, dvd-cd rom, e-books, parrucchieri, articoli per ufficio, servizi professionali (dall’avvocato ai professionisti in genere), il settore divertimento, carburanti. Si tratta in moltissimi casi di prodotti oltre che di largo consumo anche irrinunciabili.
Il rischio è quello di comprimere ulteriormente i consumi al punto che molte associazioni di commercianti e professionisti lanciano l’allarme e affermano che un ulteriore aumento potrebbe portare alla chiusura di molti esercizi con ricaduta anche occupazionale che, a sua volta, comprimerebbe anche le entrate fiscali dall’Irpef.
La partita però è tutt’altro che chiusa. Sia Fassina (Pd) sia Brunetta (Pdl) sembrano essere più ottimisti di Letta e infatti affermano che con sicurezza ad ottobre l’aumento sarà scongiurato perché avrebbe un effetto recessivo troppo pesante sull’economia italiana. Nichi Vendola, segretario di Sel, afferma invece che occorre tassare i grandi patrimoni e non continuare invece a deprimere i consumi già ridotti delle famiglie impoverite dalla crisi economica. Si tratta quindi di una situazione molto complessa in cui, come affermato anche da Letta, tutto è sempre in bilico.