Italia: tra i Paesi più vecchi al mondo, allarme nascite. Giovani in famiglia sempre più a lungo
La popolazione italiana diminuisce e invecchia. Al primo gennaio 2016 si contano 60,7 milioni di residenti (-139 mila sull’anno precedente), mentre gli over64 sono 161,1 ogni 100 giovani con meno di 15 anni. L’Italia è tra i Paesi più invecchiati al mondo, insieme a Giappone (indice di vecchiaia pari a 204,9 nel 2015) e Germania (159,9 nel 2015). E’ ciò che emerge dal Rapporto annuale 2016 dell’Istat (QUI), presentato oggi a Roma alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Nascite al minimo storico
Nuovo minimo storico dall’Unità d’Italia per le nascite. Nel 2015 sono state 488 mila, 15 mila in meno rispetto al 2014. Per il quinto anno consecutivo diminuisce la fecondità, solo 1,35 i figli per donna. Il numero medio di figli per donna calcolato per generazione continua a decrescere senza soluzione di continuità. I decessi hanno invece raggiunto le 653 mila unità, 54 mila in più dell’anno precedente (+9,1%). Ben diversa la situazione novant’anni fa, quando la dinamica naturale (cioè il saldo fra nati e morti) era il traino per la crescita demografica del Paese.
Dagli anni 2000 la popolazione è cresciuta in modo più sostenuto ma solo grazie ai flussi migratori dall’estero che si fanno sempre più consistenti. Al primo gennaio 2016 i cittadini italiani residenti sono 55,6 milioni, i cittadini stranieri 5,54 milioni (8,3% della popolazione totale).
Nel 2015 la vita media stimata è di 80,1 anni per gli uomini e di 84,7 per le donne. La popolazione italiana è tra le più longeve. Per i maschi, solo in altri quattro paesi europei alla nascita si vive in media 80 anni e più: Cipro (80,9), Spagna e Svezia (80,4) e Paesi Bassi (80,0); per le femmine si arriva mediamente a 85 anni e più in Spagna (86,2) e Francia (86).
Sempre meno giovani
Il peso delle nuove generazioni è fra i più bassi d’Europa: meno del 25% della popolazione italiana ha un’età compresa tra 0 e 24 anni, una quota che si è pressoché dimezzata fra il 1926 e il 2016. Tuttavia, la crescente presenza di ragazzi stranieri immigrati o nati in Italia ha mitigato la portata del “degiovanimento”. Tra i giovani stranieri in Italia, al di là della cittadinanza formale, si sente cittadino italiano il 38% circa degli stranieri under18, il 33% si sente straniero, mentre è indeciso poco più del 29%.
Le tappe verso la vita adulta sono sempre più posticipate
Nel 2015 vive ancora in famiglia con il ruolo di figlio/a il 70,1% dei ragazzi di 25-29 anni e il 54,7% delle coetanee, percentuali in decisa crescita rispetto a venti anni prima (rispettivamente 62,8% e 39,8%). La prolungata permanenza dei giovani nella famiglia di origine è dovuta a molteplici fattori, tra cui l’aumento diffuso della scolarizzazione e l’allungamento dei tempi formativi, le difficoltà di ingresso nel mondo del lavoro e la condizione di precarietà, gli ostacoli a trovare un’abitazione.
Contemporaneamente il matrimonio sembra in declino fra le generazioni più recenti. La propensione a sposarsi è in forte calo perché l’evento è posticipato verso età più mature: nel 2014 l’età media al primo matrimonio è arrivata a 34,3 anni per gli sposi e a 31,3 per le spose.