Italia: perdite potenziali da 8 miliardi di euro su contratti derivati di fine anni ’90
Bomba a orologeria nei conti pubblici italiani. E’ quanto rivelano il Financial Times e La Repubblica citando un documento del Tesoro inviato alla Corte dei Conti ad inizio anno. In questa relazione emerge che l’Italia rischia 8 miliardi di euro di perdite su contratti derivati stipulati negli anni ’90 per consentire al Paese di trovarsi preparato all’ingresso nell’euro. Questi contratti, scrive stamani La Repubblica, equivalgono ad oltre il 25% degli strumenti di copertura dei tassi e di cambio del debito ristrutturati dal ministero dell’Economia nel 2012. La ristrutturazione riguarda otto contratti derivati con banche straniere per un valore di 31,7 miliardi di euro.
Una brutta tegola che arriva nel bel mezzo della aste di fine mese che ha visto il collocamento da parte del Tesoro di Ctz biennali per 3,5 miliardi di euro al rendimento medio del 2,405%, più che raddoppiato rispetto al minimo storico dell’1,113% a cui erano stati collocati un mese fa. Oggi appuntamento con l’asta dei Bot a 6 mesi, mentre domani saranno piazzati Btp a 5 e 10 anni. Nel frattempo lo spread Btp-Bund è salito in area 310 punti base, livelli massimi dallo scorso 12 aprile.
Per restare in tema derivati, ieri la Regione Piemonte e Merrill Lynch hanno chiuso le controversie relative a due contratti in strumenti finanziari derivati. In una nota, le due parti hanno evidenziato come abbiano raggiunto un accordo, senza riconoscimento di responsabilità alcuna, “completamente soddisfacente che eviterà il proseguimento di lunghi e costosi giudizi”. Oltre che con la banca d’affari Usa, il Piemonte aveva avviato un contenzioso sui derivati anche con Intesa SanPaolo e Dexia.