Italia, monito Bce su NPL. E Bankitalia segnala urgenza soluzione banche venete
In Italia “nonostante una visibile riduzione del rapporto tra crediti deteriorati e crediti totali, i progressi nella riduzione dello stock di questi crediti a livelli gestibili restano insufficienti”. E’ quanto ha detto il numero due della Bce, il vice presidente Vitor Constancio, intervenendo al convegno dell’Abi su Basilea III. Un convegno in cui hanno parlato alti funzionari delle istituzioni bancarie, e in cui il dossier banche venete è tornato a essere protagonista, con le dichiarazioni di Fabio Panetta, vicedirettore generale di Bankitalia:
Bankitalia su dossier banche venete
Ponendo l’accento sull’urgenza del caso, Panetta ha affermato che per i due istituti di credito la soluzione “va definita in tempi molto brevi”, “salvaguardando i risparmiatori e garantendo continuità ai rapporti creditizi che interessano numerosissime imprese piccole e medie”.
Il numero due di Bankitalia ha ribadito come sia essenziale che, sempre nell’ambito della normativa europea, gli interventi di tutte le autorità preservino il valore dell’attività bancaria, a vantaggio dei risparmiatori, dei lavoratori, delle imprese.
In caso contrario, “si accrescerebbe la vulnerabilità degli intermediari in crisi, come sperimentiamo nella pratica”. E’ fondamentale, inoltre, assicurare che le crisi vengano gestite sempre in modo efficace, ovvero che i tempi siano “rapidi e certi”, che ci sia “una chiara definizione delle priorità e delle responsabilità, e una piena cooperazione tra i soggetti coinvolti”.
Bankitalia, Panetta: difficoltà anche prima accordo Mps di natura normativa
Panetta ha tenuto a fare anche una precisazione:
“Le difficoltà che hanno preceduto l’accordo sulla ricapitalizzazione precauzionale del Monte dei Paschi, il lungo e tormentato confronto relativo alla Banca Popolare di Vicenza e a Veneto Banca non dipendono da vincoli finanziari“, visto che “le risorse stanziate dal Governo sono di gran lunga superiori a quelle necessarie per il risanamento di questi intermediari”. Tali difficoltà sono generate piuttosto da “ostacoli di natura normativa, che possono e devono essere superati”.
Il funzionario di Bankitalia è andato anche oltre, affrontando la questione dei crediti deteriorati e il pericolo di una loro svendita.
“Rilevanti e rapide cessioni di crediti deteriorati possono essere la soluzione solo qualora sia a rischio la stabilità della banca (..) Vanno evitate politiche generalizzate di vendita, che condurrebbero di fatto a un indesiderabile trasferimento di risorse a danno delle banche italiane e in favore dei pochi investitori specializzati, in larga misura di origine estera, che operano in regime di oligopolio sul mercato dei crediti deteriorati. Politiche di questa natura intaccherebbero il capitale delle banche in una fase in cui l’emissione di capitale di rischio è ancora difficoltosa”.
Avvertimento Bankitalia su effetti Basilea III su banche italiane
Sulle conseguenza che la normativa Basilea III potrebbe avere sul sistema bancario italiano, il vice direttore di Bankitalia non ha nascosto le proprie preoccupazioni. Anche perchè, a partire dal 2018, regole più severe saranno applicate anche alle banche minori, che hanno un impatto meno significativo a livello sistemico.
“Le banche minori devono valutare attentamente l’impatto di questa modifica sui propri coefficienti patrimoniali e programmare sin d’ora le contromisure eventualmente necessarie”. Tra l’altro, ha continuato Panetta, l’introduzione della Ifrs 9, che sostituisce la Ias 39, sposterà l’attenzione dalla perdita osservata al modello probabilistico alla perdita attesa. E la rimozione del filtro Afs comporterà un aumento della “volatilità del capitale regolamentare” .
Proprio “per le banche italiane la rimozione del filtro potrà avere effetti più rilevanti che altrove sia per l’elevato valore delle esposizioni sovrane (leggi esposizione delle banche verso i BTP), sia perchè i titoli con minore merito di credito sono caratterizzati da alta volatilità” ha spiegato Panetta.
Analisi su effetti Ifrs 9 su banche italiane
A tal proposito, vale la pena menzionare un articolo recente pubblicato su Formiche.net, che riprende un’analisi di Fabrizio Dabbene e Marco Roberti Vittory del centro studi di Intesa SanPaolo, proprio sui cambiamenti che saranno introdotti con la nuova regolamentazione e, in particolare, quelli che diventeranno effettivi con l’Ifrs 9.
Così si legge nell’analisi:
tali cambiamenti “avranno, di tutta evidenza, una portata, significatività e rilevanza incomparabilmente superiori rispetto ai pur notevoli mutamenti occorsi negli ultimi dieci anni e, certamente, non riguarderanno solo il circoscritto campo dell’accounting and reporting ma incideranno su molteplici funzioni della banca, prima tra tutte quella incaricata della valutazione della rischiosità creditizia delle controparti”.
Per le banche italiane gli effetti più rilevanti “saranno quelli derivanti dal nuovo modello di riconoscimento delle perdite di valore (e, dunque, degli accantonamenti) sui crediti verso la clientela (…)E “se è vero che un principio contabile non influenza la numerosità dei default dei debitori, è altrettanto vero che la sua onerosità – in termini di volatilità di accantonamenti e di incremento delle provision su una parte delle esposizioni in bonis – potrebbe essere maggiore per i Paesi, come l’Italia, in cui le imprese di medie e piccole dimensioni presentano un’incidenza del debito rispetto all’equity importante e che sono tendenzialmente orientati al finanziamento a medio/lungo termine”.