Notizie Notizie Italia L’Italia, le elezioni e il “Political Cliff”

L’Italia, le elezioni e il “Political Cliff”

8 Gennaio 2013 11:09

Con l’approssimarsi delle elezioni politiche del prossimo 24 febbraio sta per concretizzarsi nuovamente il “P(olitical) factor” italiano? Se lo domandano gli analisti di Morgan Stanley, che in una nota puntano il faro dell’attenzione internazionale sul “precipizio politico” che a breve interesserà non solo il nostro Paese, ma anche, necessariamente, il panorama delle politiche europee.

“La distinzione chiave” notano gli esperti della banca d’affari statunitense, “è tra quel che avverrà fino al voto e nel periodo subito successivo (ovvero, “la politica“) e quello che accadrà a parlamento e governo nominati ed operativi (ovvero “le politiche“). A pesare infatti saranno le decisioni del prossimo governo, che si innesteranno su un panorama economico già indebolito dall’austerity, e che influiranno necessariamente anche sui mercati finanziari.

Un punto chiave potrebbe essere ad esempio l’applicazione della Tobin Tax, votata dal governo Monti e di prossima introduzione, ma che potrebbe essere sospesa o modificata da un eventuale governo centrato su Silvio Berlusconi, che alla tassa sulle transazioni finanziarie si è detto contrario.

Ad ogni modo, secondo i sondaggi considerati dagli analisti di Morgan Stanley, lo scenario che si delinea con l’attuale legge elettorale è quello di una maggioranza chiara solo alla Camera. Tra le intenzioni di voto, notano gli analisti, la coalizione di centro sinistra guidata da Pierluigi Bersani otterrebbe circa il 40%, che si aggiudicherebbe così la maggioranza alla Camera, mentre a poco meno del 25% si fermerebbero Pdl e Lega Nord e al solo 14,3% la coalizione del premier uscente Mario Monti. Più del presidente del consiglio dimissionario farebbe anche il movimento Cinquestelle, che otterrebbe il 15,7% delle preferenze.
Il rischio di un Parlamento frammentato è aumentato anche dall’alta quota di indecisi o di non-votanti, che arriverebbero al 40%, il che introduce un margine di incertezza molto alto fino all’ultimo minuto.
“Tuttavia”, aggiungono sempre gli analisti, “una situazione di maggioranza incerta in Parlamento sembra improbabile dai sondaggi. In caso il vantaggio del centro-sinistra dovesse diminuire, si potrebbe creare un’alleanza informale su alcuni temi con la coalizione di Mario Monti“.

Qualunque sia l’esito delle elezioni, tuttavia, la questione più pressante del prossimo governo dovrà essere, secondo Morgan Stanley, “il rafforzamento del tessuto economico del Paese, e il raggiungimento di una nuova situazione di normalità e di crescita sostenibile”.  Il Pil italiano 2013/2014, secondo Morgan Stanley, continuerà a contrarsi almeno fino all’estate, ma poi la politica fiscale e la riduzione delle tasse sul lavoro potrebbero alleggerire l’impatto recessivo.

“L’economia italiana si contrarrà di un ulteriore 1,3% nel 2013“, prevedono gli analisti, “dopo il -2,1% dello scorso anno (dato al 20% delle probabilità). Nel 2014 ci aspettiamo un’espansione dello 0,5%. Il rischio è che i tassi di interesse nell’area euro possano tornare ad aumentare, danneggiando lo scenario del debito italiano e, forse, il suo rating sovrano”.

La crescita potenziale, inoltre – colpita dal lato dell’offerta a causa della recessione – è quantificata in appena lo 0,5%. “Le riforme strutturali dello scorso governo tecnico sono state un passo nella giusta direzione, ma non di portata tale da innalzare materialmente la sbarra della crescita potenziale futura in Italia”. Gli esperti dell’istituto americano notano infatti come, stando ai calcoli del Fondo Monetario Internazionale, l’impatto delle misure implementate dal governo Monti da qui al 2020 è di poco inferiore al 2,5% a partire dall’attuale livello di crescita, mentre dovrebbe essere di almeno otto volte superiore per portare un impatto significativo.

Un passo da compiere per la competitività dell’Italia, aggiungono infine gli esperti, non è tanto la riduzione del costo del lavoro, quanto il rendere l’Italia un Paese attraente per gli investitori diretti stranieri, il che coinvolge una serie di parametri, definiti dai report “Doing Business” di Workd Bank  , che vanno oltre quello del costo unitario dei lavoratori.