Italia: Intesa Sanpaolo stima crescita a +0,4% nel 2015. Effetto positivo da calo petrolio e cambio

La ripresa si fa ancora attendere in Italia, con l’economia tricolore che rimarrà indietro rispetto agli altri grandi paesi dell’Eurozona, in particolare Germania, Spagna e Olanda. Rispetto allo scenario di settembre, la crescita del Prodotto interno lordo (Pil) italiano dovrebbe attestarsi nel 2015 a +0,4% dal +0,6% indicato in precedenza: il risparmio energetico va a compensare un andamento ancora negativo dei dati economici a fine 2014, che avrebbe altrimenti giustificato tagli alle proiezioni. E’ quanto emerge dall’edizione di dicembre dello Scenario macroeconomico pubblicato dall’ufficio studi e ricerche di Intesa Sanpaolo .
Nonostante le buone nuove per il Belpaese siano ancora contenute, alcuni fattori potrebbero sostenere una timida ripresa. Tra cui il cambio più debole, l’accelerazione della domanda interna in altri paesi dell’Eurozona, la liberazione di potere d’acquisto dovuta al calo dei prezzi energetici, l’orientamento marginalmente espansivo della politica fiscale, il miglioramento delle condizioni finanziarie.
Nel corso del nuovo anno, la ripresa sarà, secondo gli esperti di Ca’ de Sass, ancora una volta molto dipendente dall’estero. Infatti le esportazioni nette potrebbero aggiungere lo 0,3% al Pil, dopo lo 0,5% del 2014 (sarebbe il quinto anno consecutivo in cui gli scambi con l’estero danno un contributo positivo al ciclo). La nota dolente dello scenario viene dalla mancata ripresa degli investimenti che dovrebbero contrarsi per il settimo anno consecutivo l’anno prossimo (di -0,3%).
Per l’Italia gli economisti di Intesa Sanpaolo vedono nel 2015, più che una “vera” ripresa, una stabilizzazione dell’attività economica dopo anni di calo (gli ultimi tre, e cinque degli ultimi sette). Per un recupero congiunturale maggiormente degno di questo nome (dell’ordine
dell’1%) occorrerà attendere almeno il 2016.
Petrolio in calo, impatto più immediato sull’inflazione
Il rapporto della banca, dedicato in larga parte alle implicazioni del ribasso del petrolio sullo scenario 2015, mette in evidenza come “l’ampio ribasso delle quotazioni petrolifere verificatosi alla fine del 2014 riduce di almeno 400 miliardi di dollari i trasferimenti annuali di risorse finanziarie dai paesi consumatori a quelli produttori e inciderà sull’andamento dell’economia globale nel 2015 più di quanto si immagini”. Secondo gli economisti, l’impatto più immediato ed evidente sarà quello sull’inflazione, destinata a scendere temporaneamente a livelli negativi nell’Eurozona e negli Stati Uniti a inizio 2015.
Ma non solo, in parallelo si verificheranno miglioramenti delle bilance commerciali dei paesi consumatori, aumenti dei margini di profitto delle imprese e del potere di acquisto delle famiglie.
A livello globale, l’impatto sarà più forte negli Stati Uniti, a motivo della minore pressione fiscale sui carburanti, ma la rilevanza sarà maggiore nell’Eurozona, dove la velocità di fondo dell’economia a fine 2014 è più bassa. “Le esportazioni verso i paesi esportatori di petrolio caleranno drasticamente – affermano da Intesa Sanpaolo – e alcuni di essi potrebbero essere soggetti a instabilità finanziaria, ma l’effetto netto rimarrà ampiamente favorevole.
Nella zona euro “il beneficio per l’economia è stimato nello 0,3% del Pil, con probabili ricadute che si estenderanno al 2016. La stima è giudicata prudente, poiché basata su un prezzo medio di 72 dollari al barile contro i circa 60 dollari attuali”.