Italia: al via il semestre di presidenza del Consiglio Ue
Il primo luglio prende il via ufficialmente il semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Unione europea, ereditando il testimone dalla Grecia. Una occasione per far sentire un po’ di più la voce dell’Italia in Europa, soprattutto sul tema crescita e austerità. La principale sfida del premier Matteo Renzi sarebbe proprio quella di ammorbidire i vincoli di bilancio sfatando il tabù del fiscal compact per puntare maggiormente su crescita e occupazione.
Il programma dell’Italia alla guida dell’Europa verrà illustrato da Renzi in occasione della seduta plenaria del Parlamento a Strasburgo mercoledì 2 luglio. Ma già nei giorni scorsi Renzi ha anticipato i punti principali del programma italiano. L’Italia vorrebbe smussare i rigidi paletti fissati dal patto di stabilità, cercando di ottenere una maggiore flessibilità sul tetto del rapporto deficit/Pil al 3% e più tempo per la riduzione del debito prevista a partire dal 2016. Più problematica appare invece la possibilità di scomputare dal deficit ai fini del Fiscal Compact la parte di spesa pubblica destinata agli investimenti. Di contro l’Italia dovrà impegnarsi ad approvare una serie di interventi tra cui la riforma del lavoro e della giustizia oltre all’attuazione della spending review.
Ma come appare l’Italia agli occhi dell’Europa? Una risposta è arrivata nei giorni scorsi dall’Eurostat, l’ufficio di statistica dell’Unione europea, che ha elaborato una serie di dati e confronti. L’Italia ricopre il 12% dell’intera Unione europea in termini di Pil e popolazione. Molti i parametri economici che risultano essere vicini alla media europea. Salta invece agli occhi l’elevato debito pubblico (132,6% del Pil contro una media europea dell’87,1%). Altri aspetti negativi riguardano i maggiori costi del lavoro (28,1 euro all’ora contro i 23,7 euro in Europa) e il più pesante carico fiscale (è al 44% del Pil in Italia, contro il 39,4%). Male anche il livello di occupazione, che in Italia si attesta al 59,8% mentre nell’Ue è oltre il 68%, e il livello di spesa per l’innovazione, che nel Paese è ridotto a un misero 1,27% del Pil contro una media europea del 2,07%.