Italia al centro delle “10 Questions for 2024” stilate da Goldman Sachs. Attesa per uno spread stabile
Continuano a susseguirsi in queste prime settimane del 2024 gli outlook delle case d’affari su quelle che saranno le principali tendenze sui mercati per l’anno da poco iniziato. In un recente report dal titolo le “10 Questions for 2024” gli esperti di Goldman Sachs si sono concentrati sull’analisi dell’economia della zona euro e su quelle che a loro parere sono le domande più importanti, partendo dalla crescita attesa per la zona euro e soffermandosi anche sulle prossime mosse della Banca centrale europea (Bce).
Focus anche sull’Italia con la domanda “torneranno le preoccupazioni legate al rischio del debito sovrano dell’Italia sui mercati”? Vediamo quali sono stati alcuni dei temi chiave affrontati nell’analisi.
Italia? Per Goldman no timori debito sovrano, spread stabile
Tra le 10 domande di Goldman Sachs spicca la numero tre sull’Italia: ovvero “riemergeranno le preoccupazioni legate al rischio del debito sovrano dell’Italia sui mercati”?. La risposta è no, gli esperti della banca Usa non vedono rischi sul debito e si attendono uno spread sostanzialmente stabile nel 2024. Attualmente, lo spread BTP-Bund si mantiene sotto i 170 punti base con il rendimento del decennale che è sotto il 4% rispetto al 5% del mese di ottobre. Una view in linea con quella indicata oggi da Sylvain Broyer, Chief Economist EMEA di S&P Global Ratings, secondo la quale lo spread dovrebbe mantenersi stabile per il resto dell’anno.
“Il nostro modello suggerisce come questo calo dei rendimenti abbia importanti implicazioni per le prospettive di sostenibilità del debito, limitando la pressione al rialzo sul rapporto debito/PIL nei prossimi anni“, suggeriscono da Goldman Sachs che indica tra i tre fattori chiave la forte discesa dei tassi poiché l’inflazione si è raffreddata nelle ultime settimane e le aspettative della BCE sono cambiate in tema di tagli tassi, con il rendimento del BTP a 10 anni passato dal 5% di ottobre al 3,8%.
“In secondo luogo – osserva la banca Usa – lo scenario fiscale dell’UE resta favorevole”. L’accordo sul Patto di Stabilità ha tolto una serie di pressioni e fornisce all’Italia il tempo per aggiustamenti di bilancio graduali. Arriveranno inoltre nuovi fondi del Pnrr (l’Italia riceverà circa 15 miliardi di euro, pari allo 0,8% del Pil).
In terzo luogo, la banca d’affari ricorda quanto sia significativa la decisione della Banca centrale europea di mantenere i reinvestimenti del PEPP per tutto il 2024, interamente nel primo semestre e parzialmente nella seconda parte dell’anno. “La Bce continuerà ad applicare la flessibilità nel reinvestimento dei rimborsi per tutto l’anno”, rimarcano nell’analisi gli esperti che in tema Italia non tralasciano alcune note dolenti.
Sebbene tutte queste considerazioni dovrebbero cercare di contenere i timori legati al debito sovrano dell’Italia nel corso del 2024, c’è sempre la questione dell’elevato debito. “Ci aspettiamo il rapporto debito/PIL rapporto si muoverà lateralmente intorno al 140% nei prossimi anni”.
Eurozona: ecco cosa dice Goldman su crescita e tassi
A detta di Goldman Sachs “la crescita dell’area euro riprenderà visto che svaniranno gli ostacoli chiave del 2023, ossia elevata inflazione e i rialzi dei tassi“. Tra gli interrogativi in primo piano sui mercati, su cui porta l’attenzione Goldman Sachs è sulla portata e tempistica dei tagli da parte della Bce.
“Taglierà la Bce i tassi di 150 pb?”. La risposta è sì, con Goldman Sachs che argomenta così: “Considerata la nostra previsione di un ritorno dell’inflazione al target del 2% molto più rapido di quanto indicato nelle proiezioni dello staff Bce a dicembre, ci attendiamo un percorso di tagli dei tassi ufficiali più rapido di quanto previsto nella comunicazione del Consiglio direttivo“. In particolare, Goldman mantiene la previsione di una prima sforbiciata ai tassi ad aprile, con le attese di sei tagli dei tassi (del valore di 150 punti base) quest’anno e una riduzione di 25 punti base nel 2025.
Certo, ammettono da Goldman, i tempi e il ritmo dei tagli dipenderanno fortemente dai dati e di conseguenza subiranno una significativa incertezza. Sebbene sia possibile che la Bce tagli i tassi già a marzo, se il Cpi di gennaio e febbraio dovesse riservare una sorpresa al ribasso, aprile appare il mese più probabile per il primo taglio (con un ulteriori dati a disposizione per confermare il rallentamento dell’inflazione underlying).