Notizie Notizie Mondo L’Irlanda compie un altro passo per la sua exit strategy, situazione Eurozona in stallo

L’Irlanda compie un altro passo per la sua exit strategy, situazione Eurozona in stallo

8 Dicembre 2010 08:01

L’Irlanda ha messo un punto fermo nella sua exit strategy dalla crisi del debito, non l’Eurozona. A Dublino è riuscito il colpaccio, ma la spia su Eurolandia è ancora accesa. Il traballante governo di Brian Cowen ha fatto approvare dal Parlamento irlandese il bilancio 2011. Una partita che si è giocata con il pallottoliere in mano: la maggioranza di Cowen contava, infatti, solo due seggi di vantaggio. Dublino si è messo alla prova con una delle più onerose manovre di bilancio della storia del Paese per risanare i conti pubblici e soprattutto per incassare la prima tranche degli 85 miliardi di euro degli aiuti Ue e Fmi.


Il piano di austerity 2011 presentato ieri in Parlamento prevede risparmi per 6 miliardi di euro. Ma nessun è escluso. La manovra toccherà pensioni, salari minimi e assegni familiari. Sarà ridotto del 10% il credito di imposta e per la prima volta la platea dei contribuenti viene allargata a una ampia fascia a basso reddito. Resta fuori, per il momento, un aumento della tassa del 12,5% sulle imprese. Si tratta di un piano di austerity quadriennale che prevede tagli per 10 miliardi di euro fino al 2014, mentre 5 miliardi verranno dall’aumento della pressione fiscale. Era comunque un passo obbligato per l’esecutivo di Cowen in quanto il via al piano di bilancio è la precondizione imposta dall’Ue-Fmi a Dublino per mettere in moto il meccanismo di salvataggio.


Con l’approvazione della finanziaria Dublino ha compiuto il primo passo del maxipiano anti-deficit da 15 miliardi di euro per i prossimi quattro anni. Periodo entro il quale Lenihan ha l’ambizione di riportare il deficit-Pil dall’attuale 32% entro il tetto del 3% fissato per l’eurozona. A stretto giro i ministri finanziari della Ue hanno dato il via libera definitivo al piano di aiuti per l’Irlanda: 85 miliardi di euro, di cui 35 andranno per la ristrutturazione della banche.


La prima tranche di prestiti Ue-Fmi arriverà a metà gennaio. Ma sul resto della strategia anticrisi dell’Eurozona è stallo. Dopo il doppio no di Berlino sulla proposta di aumentare il Fondo salva-Stati, fortemente sponsorizzata da Bce ed Fmi, e su quella di emettere eurobond attraverso un’Agenzia europea del debito lanciata da Juncker-Tremonti, la palla passa direttamente ai capi di Stato e di governo, che si riuniranno la prossima settimana a Bruxelles in un vertice che si preannuncia di fuoco.


La mancanza di decisioni immediate ha infastidito l’Fmi, per il quale la risposta alla grave crisi dei debiti sovrani in Europa è ancora insufficiente: e ciò non fa che aumentare i rischi di contagio. Al direttore generale del Fondo monetario, Dominique Strauss-Kahn, non è andato giù il fatto che sulla sua proposta di incrementare le risorse del Fondo salva-Stati l’Eurogruppo di ieri si sia concluso con un nulla di fatto.