Ipotesi Savona al Tesoro, BTP non apprezzano. L’economista contrario a irreversibilità euro
Paolo Savona, ministro dell’Economia del governo M5S-Lega? Il suo nome, già indicato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella nelle consultazioni dello scorso lunedì, viene ribadito da Matteo Salvini:
A me “Paolo Savona “piacerebbe molto. Non indico niente a nessuno ma è una persona la cui storia è una garanzia per sessanta milioni di italiani“. E sulle possibili perplessità del Colle, Salvini precisa: “A me queste perplessità non arrivano…”.
Perplessità le dimostrano invece sicuramente i mercati: ieri lo spread BTP-Bund ha ritracciato dal massimo intraday testato a ridosso dei 200 punti, superiore a quota 196; ma nel finale il differenziale è tornato a oscillare nervosamente, riflettendo l’indecisione di trader e investitori in merito a un eventuale riposizionamento sui BTP italiani. Nelle stesse ore circolavano indiscrezioni che confermavano Savona come il ministro designato per il dicastero dell’economia.
Niente da eccepire in questo caso sul curriculum di Paolo Savona, se non fosse che l’economista ha rilasciato più volte dichiarazioni che hanno reso più che giustificata la definizione a lui data di euroscettico.
“Se l’Italia non l’ha già fatto, è giunto il momento di avere pronto un Piano B – di fine dell’euro o di uscita dallo stesso – che dal 12 maggio 2011 ho insistentemente richiesto di approntare. Gli accordi costruiti male o firmati da Paesi con intenti egemoni non hanno lunga vita. Se dovessimo essere colti impreparati all’evento, sarebbe veramente un dramma”, aveva detto l’ex ministro dell’Industria del governo Ciampi, nel corso di un’intervista recente rilasciata a Vita.it.
Per non parlare di quanto disse in un’intervista a Il Foglio nel 2010:
“Anche se si fa finta che il problema non esista, il cappio europeo si va stringendo attorno al collo dell’Italia. E’ giunto il momento di comprendere che cosa stia effettivamente succedendo nella revisione del Trattato di cui si parla e nella realtà delle cose europee, prendendo le necessarie decisioni; compresa quella di esaminare l’opportunità di restare o meno nell’Unione o nella sola euro area, come ha fatto e fa il Regno Unito gestendo autonomamente tassi di interesse, creazione monetaria e rapporti di cambio”.
E infine, sempre sul Foglio, Savona propose nel 2012 un referendum sull’euro:
“Chiediamo perciò (a) di chiamare gli italiani a votare se desiderano stare nell’euro e assumersi le relative responsabilità e i conseguenti oneri per eliminare l’incertezza politica di cui si parla e (b) di consolidare il debito pubblico a breve, garantendone il valore reale al rimborso, riconoscendo un interesse pari all’inflazione e, se proprio si vuole incentivare l’operazione, una quota della crescita del pil reale”.
Nelle ultime ore, Reuters ha riportato altre dichiarazioni, o meglio stralci del libro di Paolo Savona, che uscirà venerdì 25 maggio. Si tratta del saggio “Come un incubo e come un sogno”, edito da Rubbettino:
“Non ho mai chiesto di uscire dall’euro – si legge nel libro – ma di essere preparati a farlo se, per una qualsiasi ragione, fossimo costretti volenti o nolenti”. Ancora: “Ritengo che uscire dall’euro comporti difficoltà altrettanto gravi di quelle che abbiamo sperimentato e sperimenteremo per restare”.
Ma l’auspicio è che le autorità italiane approntino due piani: “quello necessario per restare nell’Ue e nell’euro e quello per uscire se gli accordi non cambiano e i danni crescono“.
“Invece – lamenta Savona, che è stato anche capo ufficio studi di Bankitalia e direttore generale di Confindustria – si insiste nella loro inutilità essendo l’euro irreversibile e si è disposti a pagare qualsiasi costo pur di stare nell’eurosistema”.
Per l’Italia la paura dell’economista è che il paese finisca per infilarsi “in un vicolo cieco” e di dover “consegnare la sovranità fiscale alla ‘triade’ (Fmi-Bce-Commissione) se le cose peggiorano, infilandoci nella soluzione greca”.
Commenti anti-Savona vengono snocciolati intanto dal mondo della finanza.
In una nota ai clienti, gli strategist di Mizuho hanno scritto che “la storia di Savona, critico dell’architettura europea, fa di lui il candidato (all’economia) meno favorevole ai mercati“.
Non è poco, in una situazione in cui il rating dell’Italia potrebbe essere a rischio in autunno e in cui già la prospettiva di un governo M5S-Lega fomenta scenari più o meno foschi.
La sola ipotesi di un governo M5S-Lega ha scatenato dall’inizio di maggio un forte sell off sui BTP, che ha fatto schizzare i rendimenti decennali di quasi 70 punti base.
Gli analisti intervistati da Reuters sottolineano che i recenti crolli potrebbero aver reso i bond italiani di nuovo appetibili, tanto che nella sessione della vigilia i tassi sono scesi fino al minimo intraday del 2,28%, dal record degli ultimi 14 mesi, pari al 2,418%.