Notizie Notizie Italia Ipotesi Atlantia Minor, orfana di Autostrade. O ingresso di CdP. Gli scenari nel giorno del cda straordinario

Ipotesi Atlantia Minor, orfana di Autostrade. O ingresso di CdP. Gli scenari nel giorno del cda straordinario

22 Agosto 2018 09:08

“Atlantia Minor”, ovvero una Atlantia orfana in tutto o in parte di Autostrade? E’ lo scenario al vaglio di diverse banche d’affari, come riporta oggi Il Sole 24 Ore, che starebbero studiando quale sarebbe l’impatto sulla società nel caso in cui una ipotesi tanto estrema si realizzasse. Alle prese con il dossier riservato, le banche vorrebbero capire “se e quanto l’impero dei Benetton possa resistere all’attacco nucleare del governo Conte”.

D’altronde, il governo M5S-Lega sta confermando la linea dura contro Autostrade, a seguito del crollo del ponte Morandi a Genova, che ha fatto più di 40 vittime. Ieri Conte ha anche minimizzato la cifra proposta, e ribadita ieri in occasione del cda di Aspi, affermando che la somma di aiuti stanziata per la città e per le vittime dovrebbe essere “quadruplicata o quintuplicata”, salendo praticamente fino, almeno, a 2 miliardi di euro.

Insomma, si parla di guerra conclamata ormai tra l’esecutivo gialloverde e la famiglia Benetton che, attraverso Edizione, ha la maggioranza di Atlantia, che controlla a sua volta Autostrade, contro cui è partito l’iter per la revoca della concessione.

Ma Atlantia Minor non è certo l’unico scenario che il mondo della finanza sta valutando.

Alla luce delle dichiarazioni riportate nei giorni scorsi su una presunta nazionalizzazione di Autostrade, Bloomberg e Reuters hanno riportato nelle ultime ore altre indiscrezioni, secondo cui Cassa depositi e prestiti potrebbe decidere di entrare in Autostrade. I rumor per ora sono stati smentiti da una fonte anonima del Mef, che a Reuters ha detto che al ministero del Tesoro, che controlla il Cdp per oltre l’80%, non risulta che l’ipotesi di un ingresso della Cassa in Autostrade per l’Italia “sia mai stata valutata”.

A Piazza Affari, il titolo Atlantia è piatto, oscillando attorno alla parità, a 18,91 euro.

Atlantia Minor: Benetton reggerebbero il colpo?

Andando con ordine, Il Sole 24 Ore scrive che il dossier “Atlantia Minor”, insieme ad alcune contromisure da valutare in caso di revoca della concessione da parte dello Stato, saranno esaminati oggi, all’indomani del cda di Autostrade, in occasione del cda straordinario di Atlantia.

Ma come sarebbe esattamente una Atlantia senza Autostrade? Il dossier non sarebbe solo sul tavolo delle banche d’affari, visto che anche il management starebbe studiando lo scenario estremo. Così Il Sole 24 Ore:

“Un’Atlantia senza i caselli italiani cesserebbe di essere la miniera d’oro che è stata per 20 anni, ma magari d’argento sì. ‘La perdita non fa piacere, ma non sarebbe una tragedia’, osserva un banchiere coinvolto nel dossier che chiede l’anonimato”. Certo, “oggi Autostrade è il pianeta più grosso della galassia Atlantia, il cuore che pompa i flussi di cassa: da sola fa 3,9 miliardi di ricavi e genera 2,4 miliardi di marginalità”.

Il Sole fa qualche conto:

“Da un fatturato di 6 miliardi, Atlantia dimagrirebbe a 2,5 miliardi, con una redditività di 1,2. E il forziere dei dividendi, 1,8 miliardi quelli che le varie province dell’impero hanno pagato l’anno scorso alla casa madre, si esaurirebbe. Ma la perdita sarebbe compensata dallo sgravio del pesante fardello del debito: oggi Atlantia ha un’esposizione netta di 10,5 miliardi, ma il grosso, 8 miliardi, è caricato proprio su Autostrade”.

Insomma, un’Atlantia Minor farebbe ovviamente meno ricavi e sarebbe caratterizzata, anche, da meno margini e meno dividendi: ma si libererebbe anche di gran parte dei debiti, conservando asset importanti come gli aeroporti di Fiumicino e Ciampino, di Nizza in Francia, oltre – prosegue il quotidiano – alle autostrade all’estero (in Polonia, Brasile e Cile); il Telepass, la società di costruzioni Pavimental e, oltre all’Eurolink il matrimonio con Abertis.

Attraverso quest’ultimo, puntualizza Il Sole, “le Autostrade spagnole porterebbero il gruppo ad avere 11.000 chilometri in concessione (molti di più dei 3.000 che Atlantia perderebbe)”.

Su Cassa depositi e prestiti, Repubblica scrive che l’opzione sarebbe caldeggiata dal M5S, ma non riceverebbe l’approvazione del ministro dell’economia Giovanni Tria, mentre il Corriere considera, guardando alla possibile nazionalizzazione di Autostrade, l’intervento di Anas-Ferrovie, o l’ingresso ancora di Cassa depositi e prestiti attraverso fondi strutturali come F21.

Il Messaggero poi anticipa che “Fabrizio Palermo, amministratore delegato della Cassa depositi e prestiti, sbarcherà domani a Genova per incontrare il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti. Ma il numero uno della Cdp non sarà l’unico manager a far visita al governatore. Anche Giuseppe Bono, capo azienda di Fincantieri, e i vertici di Ansaldo Energia, guidati dall’amministratore delegato Giuseppe Zampini, sono attesi da Toti. Due colossi, il primo della cantieristica e il secondo dell’energia, legati storicamente alla città di Genova. Fincantieri, anche se in parte privatizzata e quotata in Borsa, è ancora controllata dallo Stato attraverso Fintecna, mentre Ansaldo – che fa capo per il 60% circa alla Cdp e per il 40% ai cinesi di Shanghai Electric – possiede uno stabilimento proprio nella zona rossa, quella devastata dal crollo del ponte Morandi”.

Il quotidiano parla di “un pressing quotidiano – ieri è stato acceso un faro del governo anche sui conti della concessionaria – che sembra avere lo scopo di costringere la famiglia Benetton quantomeno a fare spazio a un soggetto facente capo allo Stato nell’azionariato della società. Ed è in questo scenario che è spuntata l’ipotesi di un intervento della Cassa depositi e prestiti, attraverso il Fondo Infrastrutture, nel capitale di Autostrade con una quota di controllo”.