Notizie Notizie Mondo Ipo: 2019 anno degli Unicorni? Ubs: attenti alla trappola del primo giorno di trading

Ipo: 2019 anno degli Unicorni? Ubs: attenti alla trappola del primo giorno di trading

9 Aprile 2019 12:31

2019: ovvero l’anno delle Ipo degli Unicorni? Potrebbe essere così, visto che gli Unicorni che sbarcheranno a Wall Street quest’anno saranno diversi. Almeno 100, stando a quanto emerge da un report di Jason Draho, Head Asset Allocation Americas di UBS Financial Services. Tra questi, nomi altisonanti, come Pinterest (collocamento atteso alla fine della prossima settimana); Uber, Airbnb.

L’interesse nei confronti di queste Ipo non è stato mai così alto come alla fine degli anni ’90, quando esplose l’era delle dot-com. Un paragone del genere di certo non ha un’accezione positiva, visto che quel boom di Ipo portò a un altrettanto boom della bolla speculativa che ne derivò. Con tanto di capitomboli dei corsi azionari da valori che, a un esame obiettivo, sarebbero apparsi subito eccessivamente a premio rispetto ai fondamentali delle aziende interessate.

Ma fino a dove è valido questo paragone? Lo strategist di Ubs scrive che c’è un’importante differenza da fare: “Sebbene le preoccupazioni sul rischio che le valutazioni siano troppo alte e anche sul potenziale degli utili per alcune di queste società siano legittime, queste non sono Ipo dotcom“.

Il motivo?

“Gli Unicorni che potrebbero sbarcare sul mercato, oggi, sono più grandi, più vecchi, più solidi rispetto alle aziende dell’era iniziale di Internet (che approdarono in Borsa):  tutti attributi che, storicamente, sono stati collegati a ritorni migliori nel lungo termine”.

Vale la pena segnalare che per Unicorni si intendono quelle start-up che sono state finanziate da privati e che sono valutate oltre 1 miliardo di dollari.

Secondo le stime di Ubs, le varie Ipo dovrebbero consentire di raccogliere finanziamenti per ben $100 miliardi.

Ma come orientarsi nel mercato delle Ipo?

Lo strategist di Ubs fa notare che, a partire dal 1980, i titoli delle società appena sbarcate a Wall Street sono balzati nel loro primo giorno di contrattazioni del 18%. Pochi i casi di performance negative. Nei sei mesi successivi al primo giorno di trading, le azioni hanno riportato trend praticamente in linea con i ritorni del mercato risk-adjusted. Tuttavia, dopo cinque anni dal giorno del collocamento, il 60% circa di tutte le Ipo ha presentato ritorni negativi, e i casi di rialzi sono stati rari. In poche parole – fa notare l’esperto – le Ipo possono confermarsi un investimento appetibile se il potenziale investitore partecipa riesce a rastrellare le azioni nella fase di collocamento. I ritorni sono decisamente inferiori, invece, quando le stesse azioni vengono acquistate sul mercato secondario”.

“In media – continua Draho – i ritorni mascherano una variazione immensa tra quelle Ipo che saranno vincenti e quelle perdenti, e alcuni fattori (come gli anni della società, le sue dimensioni e le sue fonti di finanziamento) aiutano a spiegare la dispersione” dei ritorni stessi.

Sempre nel report pubblicato The year of the “unicorn” Ipo? Ovvero ‘L’anno delle Ipo degli Unicorni?, lo strategist di UBS avverte che il 2019 potrebbe confermarsi positivo per i collocamenti previsti, se le “condizioni economiche e di mercato dovessero rimanere favorevoli”. Detto questo, “l’ultimo fattore decisivo sarà se queste società riusciranno a dimostrare di essere all’altezza delle aspettative”. E, messaggio rivolto a tutti i trader e investitori che  pregustano la nuova fase di Ipo, “questo non sarà sicuramente determinato dal primo giorno di contrattazioni“.

A tal proposito, per concludere, vale la pena riprendere il caso di Pinterest, che proprio ieri ha reso noto di avere abbassato il prezzo di collocamento dell’Ipo.

Il gruppo venderà 75 milioni di azioni a un prezzo compreso tra 15 e 17 dollari per azione. Questo significa che, se il collocamento dovesse avvenire in corrispondenza di un prezzo vicino alla parte più alta della forchetta, ovvero vicino ai 17 dollari, Pinterest raccoglierebbe fino a $1,3 miliardi e verrebbe valutata a un valore appena poco inferiore ai $9 miliardi. Non proprio una buona notizia, visto che il prezzo di collocamento comunicato valuta Pinterest 3 miliardi in meno rispetto a due anni fa.

Tra le Ipo che hanno fatto parlare molto nell’ultimo periodo, quella di Lyft, la la prima e più grande quotazione hi tech del 2019, cui seguirà quella del suo principale competitor Uber.