Investitori cercano rifugio nell’oro, corsa record anche per il franco svizzero
Nuova prepotente avanzata delle quotazioni dell’oro con gli investitori che cercano di trovare rifugio nel metallo giallo in questi giorni di forti tensioni sui mercati a causa dell’acuirsi della crisi del debito in Europa e dei timori di un rallentamento economico più marcato dopo il downgrade sul merito di credito degli Stati Uniti decretato da Standard & Poor’s. Il future sull’oro con scadenza a dicembre quotato a New York stamattina ha toccato un picco a 1.774,80 dollari l’oncia, il 3,6% sopra i livelli della vigilia, mente il prezzo spot dell’oro si è spinto fino a 1.772,38 dollari. Ieri Goldman Sachs ha alzato le proprie previsioni sull’oro vedendolo a 1.860 dollari l’oncia tra 12 mesi con i tassi di interesse statunitensi che sono attesi a livelli bassi per un più lungo periodo di tempo. Da inizio anno le quotazioni del metallo prezioso risultano in ascesa di oltre 23 punti percentuali.
L’avversione al rischio spinge anche verso gli altri classici beni rifugio, il franco svizzero e lo yen. In particolare la valuta elvetica ha aggiornato oggi i propri massimi storici rispetto all’euro: il cross chf/euro ha toccato nella notte un massimo a 0,9424 per poi ritracciare nelle ultime ore in area 0,93. Settimana scorsa la banca centrale svizzera ha tagliato i tassi di interesse evidenziando come l´outlook economico sia peggiorato a causa dell´apprezzamento della moneta e ha preannunciato ulteriori misure per combattere la forza del franco svizzero.
Come settimana scorsa, rimarca oggi la nota di Fxcm, stiamo assistendo a una corsa del mercato verso i così detti “beni rifugio”, il franco e l’oro in primis. In entrambi i casi sono stati registrati nuovi massimi “con l’oro che dovrebbe fare ancora un po’ di strada per raggiungere il livello degli anni ottanta, al di sopra di 2.000 dollari l’oncia se aggiustato in base all’inflazione degli ultimi trent’anni”.
Oggi è in agenda la riunione del Fomc, il comitato di politica monetaria della Federal Reserve, che dovrebbe confermare il costo del denaro ai minimi storici e reiterare l’impegno a mantere ancora a lungo gli stimoli monetari straordinari. L’acuirsi delle tensioni sui mercati e il marcato rallentamento dell’economia americana hanno aumentato le pressioni sulla banca centrale statunitense per un terzo round di allentamento monetario. “Considerando le forze negative in gioco – commentano gli analisti di Société Générale – è probabile un nuovo round di quantitative easing”. I riflettori sono già rivolti alla riunione annuale dei banchieri centrali in agenda a fine agosto a Jackson Hole e dove lo scorso anno Ben Bernanke, presidente della Fed, aveva preannunciato il QE2 da 600 miliardi di dollari.