Notizie Risparmio Investimenti sotto l’albero: per affari d’oro bisogna volare nei Paesi Emergenti

Investimenti sotto l’albero: per affari d’oro bisogna volare nei Paesi Emergenti

4 Novembre 2009 15:19

Se siete a caccia di investimenti redditizi entro l’anno un’idea la offrono le Borse dei paesi emergenti d’Oriente e d’Occidente. Un fenomeno che il dissesto subprime targato Usa non ha compromesso. Questi listini da inizio anno sono protagonisti nei portafogli degli investitori, merito della prontezza delle loro economie nel riprendere a crescere, dell’enorme liquidità in circolazione e del ritorno dell’appetito al rischio anche negli investitori meno scafati. E basta dare un’occhiata alla classifica delle performance da inizio anno su questi mercati per capirne la portata: il Perù è in testa con un +125%, seguito da vicino dal Brasile (+122%) e dalla Russia (+117%). Un po’ più indietro, ma sempre con rialzi da capogiro, si collocano Indonesia (+93%) e Turchia (+87%). E così nessun stupore se il Fondo Monetario Internazionale ha riconosciuto a questo “mondo nuovo” il merito di aver saputo traghettare il mondo fuori dal pantano subprime. In particolare, nel suo ultimo rapporto economico sull’area dell’Asia e Pacifico, gli esperti hanno rivisto al rialzo le stime per la regione. Per l’Asia la crescita per il 2009 sarà del 2,8% e del 5,8% nel 2010 dopo il +5,1% del 2008, per la Cina dell’8,5% quest’anno e del +9% nel 2010. Per l’India le stime sono state alzate dello 0,8% per entrambi gli anni a +5,4% per il 2009 e +8,4% per il 2010. Anche per l’area Latina Americana le prospettive sono più che rosee: dal Venezuela al Cile, passando per Perù, Argentina, Messico e Brasile, questi paesi forti di una conquistata stabilità economica e di granai colmi di materie prime, hanno messo in luce la solidità delle loro economie, svincolate dalla spirale dei mutui facili. E la loro ascesa oggi mette d’accordo tutti.
Per Daniel Tubbs, fund manager nel team Global Emerging Markets di BlackRock, il grande interesse per gli emergenti è “sano” perché non affonda le radici nella speculazione. “La robustezza della crescita di questi mercati si avvale di una popolazione forte in crescita e di una maggiore propensione di spesa nei consumi privati”, nota il gestore. Fattori che tracciano un quadro all’insegna dell’ottimismo. “L’ineluttabile fatto – specifica ancora – è che gli emergenti sono diventati più grandi e più importanti nell’economia mondiale”. Attualmente queste economie pesano, infatti, per circa la metà del Pil mondiali (49%). E ben cinque delle principali dieci più grandi società sono di provenienza “emergente”. E non c’è da stupirsi. “Dal 1992 – ricorda Tubbs – sono cresciute in media del 130% che si compara con un +37% dei mercati maturi”. Come riconosce anche Alex Tarver, product specialist mercati azionari emergenti di Halbis (gruppo HSBC) l’ascesa di queste Cindarelle è stata sostenuta da un’enorme liquidità, domestica e non.
“Nel caso in cui si verificasse un rallentamento, l’appeal di questi listini potrebbe non risentirne”, sostiene il money manager, “perché hanno situazioni economiche in miglioramento”. Il rischio in questa congiuntura secondo Tarver è invece una possibile inversione di marcia, che potrebbe potenzialmente far deragliare il recupero dell’economia mondiale. Per chi vuole avere in tasca un pezzetto di emergenti l’ideale sono l’Eft iShares Msci Emerging Markets e il db x-trackers Msci Total Return Net Emerging Markets Index, che replicano la performance di un indice che raggruppa i principali mercati azionari dei paesi emergenti a livello globale, come l’Msci Total Return Net Emerging Markets e l’Msci Emerging Markets Index.