Investimenti: Fugnoli (Kairos) spiega l’unica autentica possibilità di diversificazione dei prossimi decenni

L’ostilità tra le due superpotenze mondiali, Cina da una parte e Stati Uniti dall’altra, si riflette sugli investimenti. Tenuto conto della crescente ostilità tra i blocchi, è bene che siano geograficamente diversificati tra America e Cina.
Così Alessandro Fugnoli di Kairos secondo cui questa è del resto l’unica autentica diversificazione dei prossimi decenni. “È visto invece con perplessità il tentativo tedesco di tenere aperta la porta alla Cina fino all’ultimo. Il rischio, per la Germania, è di trovarsi un giorno intrappolata e costretta ad abbandonare la Cina con perdite ben superiori a quelle, già rilevanti, provocate dall’interruzione dei rapporti con la Russia”.
La diversificazione tra blocchi diventa rischiosa – sostiene l’esperto – nella prospettiva di una chiusura dei rispettivi mercati dei capitali, che arriverebbe molto prima di una chiusura dei rapporti commerciali. Si potrebbe finire con l’avere due portafogli paralleli non comunicanti. A gestirli bene potrebbero crescere entrambi, ma uno dei due non sarebbe spendibile.
“Russell Napier, portando all’estremo il ragionamento, sostiene che il valore terminale degli investimenti in Cina per un occidentale è zero. Non è necessariamente così” dice Fugnoli. “Si potrà sempre andare a vivere in Cina e spendere laggiù i propri soldi. D’altra parte, si potrà sempre pensare che un giorno tutto si riaprirà e che, se non noi, i nostri figli o nipoti potranno riunificare i due portafogli paralleli. Si tratta di decisioni da lasciare all’investitore finale. Un gestore o consulente potrà semmai presentare soluzioni di compromesso come quella di vendere metà della posizione sulla Cina e reinvestirla nei paesi asiatici vicini, che sono comunque legati al ciclo economico cinese senza essere a rischio di sanzioni”. Venendo ai nostri mercati, continua l’esperto. il recupero azionario (e, in misura minore, anche obbligazionario) non è pienamente convincente, ma ha d’altra parte la possibilità di diventare qualcosa di più di un bear market rally e di trasformarsi in un mini bull market. “In conclusione, in questo quadro fluido e complesso, la sintesi è che per qualche mese non varrà la pena di avere posizioni nette al ribasso. Si potranno invece, con prudenza e in momenti di debolezza, incrementare le posizioni al rialzo. L’orizzonte temporale non dovrà essere però molto lungo e per metà 2023 converrà di nuovo tornare leggeri” conclude Fugnoli.