Notizie Dati Macroeconomici Inflazione Usa: segnali di moderazione a dicembre, torna in pista secondo taglio tassi Fed

Inflazione Usa: segnali di moderazione a dicembre, torna in pista secondo taglio tassi Fed

15 Gennaio 2025 15:19

L’atteso aumento dell’inflazione statunitense a dicembre si è concretizzato, ma il rapporto sui prezzi al consumo ha fornito anche indicazioni incoraggianti per la Fed. Reazione positiva del mercato, che è tornato a valutare la possibilità di un secondo taglio dei tassi nel 2025.

Inflazione sale al 2,9%, Cpi core in calo al 3,2%

L’indice dei prezzi al consumo ha registrato un aumento dello 0,4%, in linea con le previsioni, dopo il +0,3% del mese precedente. Su base annua, l’inflazione headline ha accelerato dal 2,7% al 2,9%, come stimato dagli analisti.

Il Cpi core, che esclude le componenti più volatili (prezzi energetici e alimentari) è salito meno delle attese, con un +0,2% congiunturale contro lo 0,3% atteso (+0,3% a novembre). Su base annua, l’indice ha inaspettatamente rallentato al 3,2%, dal 3,3% precedente.

Parziale sollievo per la Fed, ma non basta

I segnali di moderazione dell’inflazione saranno senz’altro apprezzati dalla Fed, dopo mesi su livelli persistentemente elevati, con il Cpi core fermo al 3,3% nei tre mesi precedenti. Quello di oggi è il primo rallentamento in sei mesi.

Nell’ultimo periodo, la combinazione di prezzi alti e un solido mercato del lavoro ha convinto la banca centrale a optare per un approccio più cauto sui tagli dei tassi. Nella riunione di dicembre, i funzionari hanno previsto due sole riduzioni nel 2025.

In seguito, il rapporto sull’occupazione della scorsa settimana ha convinto i mercati che il taglio per quest’anno sarà soltanto uno e non prima di giugno. Alcuni analisti hanno persino iniziato a ipotizzare che la prossima mossa della Fed possa essere un rialzo del costo del denaro.

I dati di oggi permettono di tirare un sospiro di sollievo, ma la strada è ancora lunga e serviranno diverse letture positive per allentare l’approccio cauto della banca centrale americana.

Ora focus sul Pce core del 31 gennaio

I numeri odierni arrivano dopo quelli di ieri sui prezzi alla produzione, a loro volta in moderazione e più bassi delle attese.

L’indice ha segnato un incremento mensile dello 0,2%, inferiore alle stime (+0,4%), mentre il PPI core, che esclude costi energetici e alimentari, è rimasto invariato su base congiunturale, rispetto al +0,3% atteso dagli analisti e al +0,2% messo a segno a novembre.

Le letture più favorevoli su prezzi al consumo e prezzi alla produzione dovrebbero riflettersi nel Pce core, la misura di inflazione preferita dalla Fed, in uscita il 31 gennaio.

La reazione dei mercati all’inflazione Usa

Dopo la pubblicazione del report sui prezzi al consumo, i rendimenti dei Treasury sono notevolmente diminuiti, con il decennale in calo di oltre 12 bp al 4,66% e il biennale in discesa di 10 bp al 4,26%.

Il movimento riflette le aspettative sui tassi, con i trader tornati a prezzare con maggiore probabilità un secondo taglio nel 2025. Ora l’allentamento monetario complessivo atteso per quest’anno è pari a 40 bp.

Il biglietto verde si è indebolito nei confronti delle altre principali valute, con l’euro/dollaro in aumento a 1,033 e il dollaro/yen in calo a 156,4.

In forte rialzo i future sugli indici azionari statunitensi Dow Jones, S&P 500 e Nasdaq.