L’inflazione torna a mordere in Italia: a maggio ai massimi da agosto 1996

E’ ancora l’allarme caro-vita in Italia. La colonnina di mercurio che misura la temperatura dei prezzi al consumo a maggio è salita al 3,6%, in crescita rispetto al +3,3% di aprile. Si tratta di un dato che farà drizzare le antenne alle associazioni che difendono gli interessi dei consumatori perché riporta dritta dritta l’inflazione ai livelli massimi dall’agosto del 1996.
A scattare questa fotografia l’Istat nella sua stima preliminare, che ha sottolineato come su base mensile i prezzi siano aumentati dello 0,5%. Un livello che è superiore alle stime degli economisti di mercato. “Il dato di maggio è peggiore sia delle attese di consensus e sia delle nostre perché dimostra come l’indice dei prezzi al consumo abbia subito la spinta delle quotazioni del greggio”, commenta a questa testata Paolo Mameli esperto dell’Ufficio Fixed Income Research di Banca Intesa SanPaolo.
In effetti a scaldare i prezzi sono state due voci su tutte: gli alimentari – dove spiccano gli aumenti del pane con un +12,9% su base annua, della pasta con un +20,4%, del latte con un +11,1%, della frutta con un +6,8% – e i carburanti. A maggio la benzina ha fatto un balzo del 5,2% su aprile e del 10,9% sull’anno. Se guardiamo al gasolio l’aumento è stato ancora più ampio con un +6,7% congiunturale e un +26,2% tendenziale.
“Queste pressioni inflazionistiche restano circoscritte”, segnala l’economista, che mette l’accento sul fatto che non stiano accennando a rientrare. “Da luglio in avanti sono già stati annunciati dei rincari sulle tariffe luce e gas ed è probabile che la situazione non migliorerà”, prosegue Mameli, che cita i dati di una recente indagine sulle aspettative dei consumatori da cui era emerso un ritorno della fiducia nel rientro dei prezzi.
“Ebbene la conferma di queste pressioni sui prezzi ancora in atto fa diventare più reale il rischio di assistere all’emergere di un clima sfavorevole”, è la conclusione dell’esperto che non esclude che tutto questo possa tradursi in una trasmissione dei rincari dal settore alimentare ed energetico anche ad altri rimasti per il momento “illesi”. “Anche se l’inflazione dovesse rallentare per fine anno potrebbe attestarsi comunque sempre intorno al 3%”.
Nessun Paese però è un’isola. Anche a livello Europa, nell’insieme dei 15 Paesi dell’eurozona, l’inflazione ha imboccato la strada al rialzo: secondo le prime stime diffuse dall’Eurostat si è attestata al 3,6%, lo stesso livello già toccato nel marzo scorso.Ad aprile il tasso d’inflazione nell’area del’euro era invece sceso al 3,3%.