Infinity trade war ed elezioni europee, ecco i possibili impatti su Borse, euro/dollaro e petrolio nel breve
La guerra commerciale in corso tra le due superpotenze Usa e Cina non sembra terminare, anzi potrebbe prolungarsi più a lungo di quanto i mercati pensino. Il presidente presidente Xi Jinping ha fatto un richiamo alla seconda Lunga Marcia dopo la prima del 1934 da parte dell’esercito comunista che durò circa un anno. Un richiamo che, a detta di Antonio Cesarano, Chief Global Strategist di Intermonte SIM, aumenta la probabilità che il confronto tra Usa e Cina avrà tempi lunghi, con possibilità che la vera intenzione di Pechino sia quella di resistere agli attacchi Usa fino alle prossime presidenziali.
Il clima tra le due superpotenze rimane teso con il caso Huawei e l’annuncio ieri della proroga di 6 mesi della partenza del divieto di forniture Usa al colosso cinese che accentuano le ostilità. Ma è dal fronte cinese che arriva da un lato la disponibilità a continuare i negoziati e dall’altro anche l’indicazione di essere pronti ad andare avanti ad oltranza. Lunedì il presidente cinese è arrivato in visita a Jiangxi, importante regione dove ci sono siti di estrazione delle terre rare, le 17 materie prime molto importanti per l’industria elettronica (e non solo) di cui la Cina è il primo esportatore al mondo (circa il 60% del totale esportato.
Una visita simbolica ad un sito estrattivo di terre rare che ha fatto emergere il timore che la Cina possa difendersi stoppandone l’export verso gli USA. E durante la visita, Xi Jinping, ha rievocato la Lunga Marcia dichiarando: “It’s a new Long March now, and we must start all over again”. In altri termini, sottolinea l’esperto di Intermonte SIM, un possibile riferimento implicito alla possibilità che la Cina possa volere portare per le lunghe i negoziati, forse anche fino alle prossime elezioni presidenziali, accettando apparentemente una ritirata eventualmente di un anno, ossia quasi il tempo mancante alle prossime elezioni presidenziali.
Cosa attendersi sui mercati
Ma la vera arma indiretta cinese per mettere pressione su Wall Street potrebbe essere il petrolio con un calo della domanda cinese (la Cina è il primo importatore al mondo di greggio ed il secondo consumatore), insieme ad un aumento dell’offerta russa il che potrebbe temporaneamente produrre un marcato calo del petrolio, con il WTI che potrebbe tornare in area 50 dollari.
L’analista sottolinea che di conseguenza tra maggio e giugno si assisterà ad un clima mediamente di risk off sui mercati azionari che però, se dovesse accentuarsi, continua Cesarano, stimolerebbe una maggiore azione delle banche centrali. “Di conseguenza i cali accentuati potrebbero essere buy opportunity, ma occorre ancora aspettare. Un segnale importante potrebbe arrivare da curva future su VIX marcatamente invertita”.
Queste premesse, a cui si aggiungono le elezioni europee, con votazioni iniziate oggi in UK e Belgio, inducono Intermonte a disegnare il seguente scenario per le prossime settimane:
BORSE: clima mediamente di risk off sui mercati azionari, in vista della continuazione di manovre/dichiarazioni dal lato Usa e Cina, per cercare di arrivare al G20 indebolendo il più possibile la controparte negoziale.
PETROLIO: mediamente in calo: la Cina potrebbe utilizzarlo come principale arma indiretta per far pressione sulle borse USA, riducendone temporaneamente la domanda e cercando l’alleanza della Russia al fine di stimolarne un incremento dell’offerta.
TASSI: temporaneo rialzo nel mese di giugno, in vista del timore di ritorsioni cinesi sui Treasury (focus soprattutto sulle aste di fine maggio/metà giugno).
EURUSD: tra maggio e giugno attesi i nuovi minimi dell’anno in area 1,08/110. L’inversione potrebbe avvenire mano a mano che nel secondo semestre emergerà un atteggiamento Fed maggiormente propenso non solo a tagliare i tassi, ma anche a utilizzare ulteriormente il bilancio.