Indagine Acri/Ipsos: italiani vedono crisi ancora lunga, sempre più arduo risparmiare
Crisi sarà ancora lunga
Non appare vicina l’uscita dalla crisi. Più di 3 Italiani su 4 si attendono che duri almeno altri 3 anni, con un’aspettativa di durata media sempre elevata rispetto alle precedenti indagini (era di poco superiore ai 2 anni nel 2009, ai 3 anni nel 2010, intorno ai 4 anni nel 2011). Ciò vuol dire che gli Italiani si aspettano di tornare ai livelli pre-crisi soltanto nel 2015-2016.
Nell’ultimo anno è poi cresciuto con decisione il numero degli insoddisfatti della propria situazione personale, pari al 545 del totale contro il 46% dei soddisfatti. L’anno scorso erano il 51% contro il 49% dei soddisfatti. Nel dettaglio solo il 4% degli italiani si dichiara molto soddisfatto, con una maggiore concentrazione nella classe direttiva (il 7%) e minore nei pensionati (solo il 2% sono molto soddisfatti). Coloro che dicono di essere molto insoddisfatti sono oggi il 22%: più di un Italiano su 5; erano il 20% nel 2011 e il 14% nel 2010. Gli insoddisfatti si concentrano soprattutto nel Sud Italia (gli insoddisfatti sono il 62%), però la crescita maggiore di insoddisfatti riguarda il Nord Est, passando dal 39% di insoddisfatti nel 2011 al 48% nel 2012.
Peggiora percezione tenore di vita
Aumenta, inoltre, il numero di coloro che segnalano un repentino peggioramento del proprio tenore di vita: sono il 26% contro il 21% del 2011 e il 18% del 2010. Quasi scompaiono coloro che dichiarano di aver sperimentato un miglioramento del proprio tenore di vita nel corso degli ultimi 12 mesi: nel 2010 erano il 6%, nel 2011 il 5%, quest’anno sono il 3%, cioè meno di un italiano su 30. Si riduce il numero di cittadini che riescono a mantenere senza difficoltà il proprio tenore di vita (il 25% nel 2012 contro il 28% del 2011), mentre è uguale a quella del 2011 la percentuale (il 46%) di coloro che lo mantengono a fatica. Tra coloro che si sono trovati in difficoltà spiccano gli abitanti del Nord Est (nel 2011 riteneva peggiorata la propria situazione il 15% dei cittadini, quest’anno sono il 27%) e le classi d’età centrali (tra i 31 e i 44 anni coloro che hanno visto peggiorare il proprio tenore di vita passano dal 21% del 2011 al 30% di quest’anno; al contempo tra i 45 e i 64 anni si passa dal 21% del 2011 al 29% del 2012).
Sorprendentemente dall’indagine emerge che, nonostante il contesto molto difficile, le aspettative per il futuro sono meno cupe rispetto a un anno fa. Il 57% del campione interpellato pensa che convenga investire sul futuro piuttosto che sulla qualità della propria vita attuale. Erano il 55% nel 2011 e il 54% nel 2010. Al riguardo un dato sorprendentemente elevato è quello registrato nel territorio che più degli altri ha visto peggiorare la propria situazione, ossia il Nord Est: il 68% dei suoi cittadini ritiene prioritario investire nel futuro, lo scorso anno erano il 59%. Il numero di fiduciosi sul miglioramento del proprio futuro uguaglia quello degli sfiduciati (sono il 24%, poco meno di un quarto degli Italiani in entrambi i casi); nel 2011 gli sfiduciati sopravanzavano di 6 punti i fiduciosi. Il 48% degli intervistati non si attende cambiamenti della propria situazione personale; il 4% non sa cosa pensare.
Si evidenzia anche una maggiore fiducia sulle prospettive future dell’economia europea: se nel 2011 i pessimisti (35%) sopravanzavano di 3 punti percentuali i fiduciosi (32%), ora i fiduciosi sopravanzano di ben 11 punti i pessimisti (il 36% di ottimisti contro il 25% di pessimisti); un recupero simile di fiducia riguarda anche l’economia mondiale nel suo complesso: nel 2011 gli ottimisti erano di 2 punti sopra i pessimisti (il 33% di ottimisti contro il 31% dei pessimisti), nel 2012 siamo a +15 punti percentuali (il 37% di ottimisti contro il 22% dei pessimisti).
A livello complessivo (considerando il futuro personale, locale, nazionale, europeo e mondiale) il 45% degli Italiani è ottimista circa il futuro, contro il 38% di pessimisti (il restante 17% è in equilibrio). Un saldo positivo di 7 punti percentuali in favore degli ottimisti che si confronta con quello negativo di 14 punti percentuali del 2011.
Rimane elevata la propensione al risparmio, ma crescono famiglie indebitate
Gli Italiani continuano comunque ad avere una forte propensione al risparmio. Il 47% del campione non riesce a vivere tranquillo senza mettere da parte qualcosa, percentuale in crescita rispetto agli anni precedenti (era il 44% nel 2011 e p il 41% nel 2010) a tutto svantaggio della quota di coloro che risparmiano solo se ciò non comporta troppe rinunce: sono il 40% contro il 44% del 2011, il 46% del 2010 e il 60% nel 2001. Diminuisce poi il numero di chi preferisce spendere tutto senza preoccuparsi del futuro: sono il 9% contro il 10% del 2011 e l’11% del 2010.
In pratica poi sono solo il 28% le famiglie che dicono di essere riuscite a risparmiare, in deciso calo rispetto al 35% nel 2011 e al 36% nel 2010). Prevale così il numero di coloro che consumano tutto quello che guadagnano (40%). Coloro che sono in saldo negativo di risparmio, ovvero decumulano risparmio o ricorrono al debito, sono il 31% (il 29% nel 2011), ovvero più di coloro che riescono a risparmiare. In merito alle aspettative future sempre meno Italiani si aspettano di risparmiare di più nei prossimi 12 mesi (solo l’11% contro il 13% del 2011): il dato più basso mai registrato dall’indagine Acri-Ipsos. Il 44% ritiene che la propria situazione in termini di risparmio rimarrà la stessa ( erano il 45% nel 2011), mentre salgono al 45% coloro che temono di non riuscire a risparmiare come in passato (in crescita di 3 punti percentuali rispetto al 2011).