Notizie Dati Macroeconomici Immobiliare Usa: il rimbalzo di febbraio non allontana i timori

Immobiliare Usa: il rimbalzo di febbraio non allontana i timori

20 Marzo 2007 15:16

Può essere considerata solo una boccata d’ossigeno, non molto di più, quella presa oggi dal mercato immobiliare statunitense con la pubblicazione dei dati mensili sulle nuove costruzioni abitative. La rilevazione ha sorpreso in positivo ma da sola non basta a rassicurare i timori emersi nelle ultime settimane sulla capacità di tenuta e di recupero del settore che alcuni esperti si erano spinti a prevedere già per l’anno in corso. Saranno necessari altri dati a cominciare da quello sulle vendite di case esistenti, sempre a febbraio, che verrà reso noto venerdì prossimo e che il consensus di mercato stima in calo dell’1,7%.
La scossa ricevuta con il manifestarsi di problemi di solvibilità nel settore dei mutui subprime, caratterizzati da un più elevato tasso di interesse in quanto concessi a una clientela più rischiosa, non sarà così facile da digerire e solo nei prossimi mesi si potrà avere un quadro più definito sulla reale situazione del mercato immobiliare Usa.
Anche perché il pazzo inverno di quest’anno ha influito non poco sulle rilevazioni accelerando o riducendo il ritmo delle nuove costruzioni a seconda del permanere di condizioni climatiche rispettivamente buone o cattive.


I dati diffusi dal Dipartmento per il commercio Usa hanno messo in evidenza una crescita pari al 9%, in febbraio, dei nuovi cantieri edilizi a 1,525 milioni di unità. Le attese di consensus erano fissate a 1,46 milioni comunque in crescita rispetto agli 1,399 milioni di gennaio quando si era registrato un calo del 14%. Il bilancio su base annua è ancora molto pesante. Rispetto al febbraio 2006 la discesa è infatti pari al 28,5%. E che i dubbi sulla tenuta del settore non possano essere stati dissolti da questo dato lo conferma il calo, nello stesso mese, delle nuove licenze di costruzione. Queste sono scese a 1,532 milioni (-2,5%) da 1,568 milioni di gennaio e contro attese a 1,551 milioni. Sempre pesante il passivo rispetto al febbraio 2006: -28,6%.


Certo in un momento di estrema tensione, anche una boccata di ossigeno può essere fondamentale e, in questo caso, può togliere qualche castagna dal fuoco alla Federal Reserve di Ben Bernanke. Il Comitato di politica monetaria prenderà domani la decisione sui tassi di interesse statunitensi. Sebbene questa sia già scontata (i tassi dovrebbero essere mantenuti fermi al 5,25%) e con il tono del comunicato di accompagnamento che non dovrebbe essere molto diverso da quello dell’ultima riunione, sarà più semplice far accettare al mercato l’idea che il momento di un taglio dei tassi non è ancora arrivato ma che anzi il “tightening bias”, ossia l’inclinazione restrittiva della politica monetaria, resta pienamente in auge come del resto lo scenario centrale di atterraggio morbido delineato qualche mese fa. Insomma, trattasi di boccata d’ossigeno anche per la Fed che potrà attendere così ulteriori dati macroeconomici per avere una visione più completa della situazione.


Naturalmente non mancheranno riferimenti alla situazione del mercato immobiliare, ma questi tenderanno a tranquillizzare sull’insussistenza di un contagio ad altri settori del credito, l’evento più temuto dagli operatori finanziari. Già nei giorni scorsi i membri del board avevano sottolineato questo fatto pur non nascondendo, come affermato da Susan Schmidt Bies, che l’aggiustamento nel comparto dei mutui subprime è destinata a proseguire con un incremento, quindi, di ritardati pagamenti e di insolvenze. E si erano scontrati, sebbene a distanza, con un altro intervento dell’ex presidente dell’Istituto centrale, Alan Greenspan, secondo cui il maggiore numero di insolvenze nel comparto subprime si ripercuoterà su altri settori e sulla capacità di spesa delle famiglie americane.