Notizie Notizie Mondo Il sottoindice chiave del Dow Jones capace di prevedere futuro mercati

Il sottoindice chiave del Dow Jones capace di prevedere futuro mercati

18 Giugno 2018 08:59

Outlook mercati, attenzione ai parametri chiave – tra cui un sottoindice del Dow Jones -per anticipare il trend dell’azionario Usa e, di conseguenza, dell’azionario globale.

Gli addetti ai lavori l’hanno definita la settimana più importante del 2018 per i mercati finanziari. E, di fatto, quella appena conclusa ha visto protagonisti diversi appuntamenti cruciali per gli investitori: l’escalation delle tensioni commerciali, o meglio della già iniziata guerra commerciale, tra l’America First di Donald Trump e la Cina; il summit storico tra Trump e il leader norcoreano Kim Jong-un; le riunioni della Federal Reserve di Jerome Powell e della Bce di Mario Draghi, con quest’ultima che ha decretato la fine del QE in modo soft.

In questo contesto, almeno a Wall Street, i mercati azionari sono riusciti a schivare i vari attacchi, tanto che sia il Dow Jones che lo S&P 500 – in correzione dallo scorso febbraio – potrebbero secondo alcuni esperti tornare a virare con decisione verso l’alto, e vivere una nuova fase rialzista.

Un’indicazione arriva sicuramente, fa notare un articolo di Marketwatch, dalla performance del Dow Jones Transportation Average, il sottoindice del Dow Jones che monitora il trend di titoli di compagnie come l’operatore ferroviario CSX e il gigante delle compagnie aeree United Continental- e che viaggia vicino al record assoluto.

Il sottoindice, considerato spesso termometro delle condizioni di salute dei mercati – visto il ruolo che i trasporti ricoprono nella crescita dell’economia – dista appena il 2,6% dal massimo storico testato  lo scorso 12 giugno, ed è in rialzo del 9,4% da quando ha testato il minimo del 2018 ad aprile, stando ai dati raccolti dal WSJ Market Data Group.

Il parametro è importante anche perchè continua a resistere all’escalation della guerra commerciale e al trend finora rialzista dei prezzi del petrolio, entrambi fattori che dovrebbero metterlo, in teoria, in difficoltà.

Di conseguenza, non mancano quegli strategist che ritengono che l’avanzata recente dei titoli industriali del Dow Jones e in particolare proprio di questo sottoindice chiave dei trasporti, ticker DJT, stiano contribuendo alla formazione di un trend bullish a Wall Street. E’ vero tuttavia, per gli stessi esperti che, affinché venga innescato un forte segnale buy, è importante che entrambi gli indici salgano di più.

Al momento, il Dow Jones dista il 5,7% circa dal record storico testato lo scorso 26 gennaio, mentre lo S&P viaggia a livelli inferiori del 3,2% rispetto all’apice di fine gennaio.

Altro fattore chiave per anticipare il trend dei mercati finanziari è il calo del CBOE Volatility Index, che continua a puntare verso il basso dopo il balzo di febbraio.

Nella sessione di venerdì, il VIX ha chiuso a 11,98 punti, ben al di sotto della media storica di 19-20 punti e inferiore del 68% rispetto alla chiusura a 37,32 punti dello scorso 5 febbraio. Ciò lascia presagire che sui mercati si sia di nuovo insinuato un livello di compiacenza.

Tra i punti a sfavore per i mercati, c’è invece la minaccia guerra commerciale: l’escalation delle tensioni potrebbe infatti mettere i bastoni tra le ruote alla crescita economica. Come ha commentato in una nota Gregory Daco, responsabile della divisione di economia Usa presso Oxford Economics, “se gli Stati Uniti imponessero restrizioni commerciali da $150 miliardi sulle importazioni dalla Cina, e la Cina decidesse di rispondere allo stesso modo, le economie di entrambi i paesi soffrirebbero un colpo, in termini di Pil, quantificato tra lo 0,3% e lo 0,4%.

Altro ostacolo a un possibile rialzo di Wall Street è rappresentato da quanto sta accadendo alla curva dei rendimenti dei Treasuries, sempre più vicina a invertirsi.

Di norma, i tassi di breve termine tendono a essere inferiori rispetto a quelli a lungo termine, in quanto gli investitori scommettono su una ripresa dei prezzi, dell’inflazione e dunque dei tassi in futuro, in concomitanza con un rafforzamento dell’economia.

Ma quando l’outlook  viene offuscato da diverse preoccupazioni e dallo scetticismo che una espansione arrivata al suo nono anno consecutivo sia destinata a ritirarsi, gli investitori tendono a proteggersi nel lungo termine acquistando – come in questo caso – Treasuries a 10 anni, vendendo invece Treasuries a breve scadenza, come a due anni.

E di norma – non ci siamo ancora – ogni volta che il debito a più breve scadenza offre un rendimento più alto rispetto a quello di più lunga scadenza, l’inversione della curva dei rendimenti che si viene a creare diventa un parametro accurato per prevedere le recessioni.

Ora, il pericolo inversione della curva è tutto riflesso nello spread tra tassi a due anni e a 10 anni (dei Treasuries), che si attesta a 36,9 punti base, al minimo dal 2007 circa.

Tra gli eventi imminenti, un altro che probabilmente eserciterà un forte impatto sui mercati finanziari è il meeting dell’Opec, che si svolgerà a Vienna il prossimo 22 giugno.

Alla fine del 2016 l’Opec, insieme ad altri 10 paesi produttori di petrolio guidati dalla Russia non appartenenti al cartello, decise di tagliare la produzione crude di 1,8 milioni di barili al giorno, a partire dall’inizio del 2017. L’accordo dovrebbe scadere alla fine di quest’anno, e gli investitori attendono di capire che ci potrà essere un’altra proroga dei tagli.