Notizie Notizie Italia Il sentiment dei gestori su Italia in vista voto. Fiducia Amundi in BTP e in questi settori a Piazza Affari

Il sentiment dei gestori su Italia in vista voto. Fiducia Amundi in BTP e in questi settori a Piazza Affari

1 Febbraio 2018 11:00

Qual è il sentiment dei gestori nei confronti dell’Italia, in vista delle elezioni politiche del prossimo 4 marzo? Da un sondaggio di Reuters emerge che il populismo e la politica non preoccupano gli investitori come l’anno scorso, quando l’Europa intera tremava all’idea che la presidenza francese potesse finire alla leader del Front National, Marine Le Pen.

Nessun allarmismo, dunque, anche perchè la nuova legge elettorale che vige in Italia rende piuttosto improbabile l’ascesa al potere di governi euroscettici.

L’economia, inoltre, vive una fase di ripresa, motivo per cui i gestori non intendono apportare modifiche alle loro scelte di allocation sull’Italia.

In generale, gli interpellati anticipano una grande coalizione di governo, scenario che tuttavia rende di per sé difficoltoso continuare nel sentiero delle riforme strutturali.

Fiducia comunque sull’Italia da parte del responsabile della divisione di investimenti di Amundi, Pascal Blanqué, che precisa di intravedere opportunità sia nei BTP che nell’azionario, nello specifico in quei  segmenti di Piazza Affari più esposti alla crescita degli investimenti e nei finanziari.

“Le prospettive positive per l’Italia sono riflesse nella nostra blanda preferenza per gli asset periferici – sottolinea – Potremmo vedere una temporanea volatilità sul flusso delle notizie (relative alle elezioni) ma ci aspettiamo che i Btp tenderanno a fare meglio dei rendimenti ‘core’ nel medio periodo, specialmente nel contesto di tassi europei in salita”.

La fiducia fa tornare in mente quanto detto a metà gennaio da Nick Gartside, chief investment officer di JP Morgan Asset Management, in uno studio stilato sempre da Reuters.

Le elezioni italiane offrono un’opportunità di acquisto – aveva sottolineato Gartside – Se si fa un passo indietro e si guarda da una certa distanza alla salute dell’economia italiana, e all’economia della zona euro in generale, il debito pubblico italiano risulta attraente”.

Tornando al sondaggio reso noto oggi Cedric Baron, responsabile Multi Asset di Generali Investments,  rende noto di non avere cambiato l’esposizione agli asset italiani in vista del 4 marzo, ma il dubbio sul futuro viene confermato nel momento in cui sottolinea che, “al momento, sembra che i margini per implementare le necessarie riforme strutturali saranno piuttosto limitati per qualsiasi coalizione”.

Nel breve periodo, insomma, i gestori non lanciano nessun alert sull’Italia. E’ nel medio-lungo periodo che i dubbi sulla solidità dell’Italia tornano ad assillare gli operatori di mercato.

Il rischio sempre più concreto è che dopo le elezioni di marzo l’Italia si ritrovi ad avere comunque governi senza una solida maggioranza e senza una linea d’azione chiara e forte – sottolinea Manuel Pozzi, investment director di M&G Investments.

Pozzi spiega che, a suo avviso, un possibile rallentamento delle riforme nel lungo termine renderebbe il Paese più vulnerabile all’andamento dei tassi ,”in assenza di un miglioramento della produttività, quindi della crescita potenziale, oltre che di una riduzione del debito”.

Luca Tenani, country head Italy asset management di Schroders, mette a tal proposito in evidenza che proprio lo stallo delle riforme rappresenta un problema cronico per l’Italia, che difficilmente innescherà un drastico cambiamento nella relazione con le autorità europee.

“Di conseguenza, non stiamo modificando drasticamente il nostro posizionamento in vista delle elezioni italiane a marzo”.

A livello politico, Tenani teme soprattutto la sfida che si presenterà a novembre negli Usa, con le elezioni di mid-term.

Non mancano inoltre gestori decisamente più cauti. Come Sella Gestioni, che afferma di essere prudente temendo che il basso premio al rischio incorporato oggi dai prezzi sia vulnerabile all’inversione di rotta della politica monetaria della Bce di Mario Draghi.