Notizie Notizie Italia Il petrolio ora costa molto meno, la benzina no. Ecco perchè il taglio accise fa cilecca (anche in Germania) tra effetto cambio e speculazione

Il petrolio ora costa molto meno, la benzina no. Ecco perchè il taglio accise fa cilecca (anche in Germania) tra effetto cambio e speculazione

16 Luglio 2022 13:20

Nonostante il dietrofront del prezzo del petrolio nelle ultime settimane, il prezzo di benzina e diesel è rimasto sostanzialmente ingessato in Italia a ridosso di area 2 euro al litro. Il tutto nonostante il taglio delle accise di 30 centesimi al litro, prorogato fino a inizio agosto e che sembra aver calmierato solo in parte i prezzi alla pompa. Una misura analoga è stata introdotta anche dalla Germania che per i mesi da giugno ad agosto ha ridotto le tasse su benzina e diesel, ma anche in terra teutonica questi provvedimenti sembrano non funzionare bene nel momento in cui il prezzo del petrolio sta scendendo velocemente. A Berlino diversi analisti hanno definito la mossa del governo un fallimento, mentre tra i consumatori si diffonde sempre più la voce che questi 35 centesimi di teorico risparmio sui carburanti siano intascati dalle compagnie petrolifere, mantenendo alti i prezzi alla pompa.

Nel corso delle ultime settimane le quotazioni del petrolio hanno subito una brusca flessione, con il prezzo del Brent che è passato dai 123 $/barile di metà giugno agli attuali 100 $/barile, con un calo del 2o% circa. Ma se da una parte crolla il prezzo del petrolio, dall’altra non cala il prezzo del carburante, qualcosa non quadra. È tutta colpa delle speculazioni di petrolieri e distributori o dietro si nasconde qualcosa di più complesso?

Il grafico mostra il prezzo del brent dal 2007 ad oggi:

Dal grafico del prezzo storico della benzina in Italia distribuito dal MITE è facile osservare la tendenza rialzista, ma anche la forte volatilità degli ultimi mesi, con i prezzi che sono sui massimi storici.

Al 13 luglio 2022 la benzina costa mediamente 2,018 euro, con il brent a quota 100 $/barile (stessi livelli del periodo 2010-2014); mentre nel 2008 le quotazioni del brent raggiunsero il record in assoluto a 147,5 $/barile, ma in quel periodo la benzina costava 1,38 euro al litro, ma perché? In questo approfondimento cercheremo di capire quali sono le forze che muovono il prezzo del carburante e i motivi di questa “anomalia”.

Dai dati mensili del MITE salta all’occhio una chiara evidenza: al netto taglio delle accise nei mesi di aprile-maggio-giugno (0,478 euro al litro) fa da contraltare un aumento del prezzo netto alla pompa che è balzato ai massimi di sempre a giugno (1,188 euro al litro). Un valore netto che non sta scendendo in queste settimane di luglio a parità di livello delle accise.

Ma cosa influenza il prezzo dei carburanti?

Il costo della benzina e del diesel è determinato da diversi fattori:

Raffinazione, stoccaggio e trasporto. La benzina e il diesel sono prodotti che derivano dal greggio e sono il frutto di un lungo processo che mantiene il proprio costo anche di fronte a un calo del prezzo della materia prima. Tra l’altro il processo di raffinazione ha un costo elevato ed è un’industria altamente energivora e con l’aumento dei prezzi dell’energia sale il costo della lavorazione e non solo. Oggi l’inflazione in Italia è al livello record del + 8% su base annua, (mentre nel 2008 era in calo al 3,3%) e questo si riverbera sul costo di tutta la filiera incluse le attività di distribuzione e trasporto. La lavorazione, la raffinazione, lo stoccaggio e la distribuzione del prodotto finito hanno un’incidenza di circa il 20-25% sul prezzo della benzina, il che corrisponde a circa un quinto del valore finale.

Domanda e offerta. bisogna considerare che, come ogni altro prodotto i prezzi dei carburanti, sono sensibili alle dinamiche di domanda/offerta di mercato: l’aumento della domanda post lockdown, il conflitto in Ucraina e l’embargo posto dall’Ue al petrolio russo, hanno giocato un ruolo importante nel mantenere alti i prezzi dei carburanti. Se ad esempio aumenta la richiesta di gasolio a causa di un taglio delle forniture dalla Russia, ecco che il prezzo del diesel aumenterà e addirittura di recente ha superato quello della benzina, prima di ritornare al di sotto di essa.

Anche se il prezzo della materia prima incide sul prezzo dei carburanti alla pompa, tuttavia questo non è il peso maggiore. Il prezzo dei carburanti, infatti, dipende per il 30% dai costi industriali e commerciali, mentre l’influenza maggiore è data dalla componente fiscale che ad oggi vale circa il 60% del prezzo (che corrisponde a circa 1 euro).

Accise e Iva. Una recente analisi ha evidenziato come l’Italia sia il Paese con le accise sul diesel più alte in Europa. Come fa notare una ricerca del Sole 24 Ore “tolte le tasse il costo dei carburanti italiani è più basso della media europea”. Alla rilevazione di luglio l’accisa sulla benzina è pari a 47,8 centesimi mentre l’iva ci costa 36,6 centesimi; quindi, il prezzo netto del carburante privo di ogni tipologia di tassa si aggira intorno agli 1,017 euro mentre alla pompa la benzina la paghiamo 2,018 € (circa il doppio!). Tutto questo però tenendo conto però del provvedimento introdotto a marzo dal Governo sul taglio delle accise (da circa 30 centesimi) che è stato di recente prolungato fino al prossimo 2 agosto.

Va tenuto presente che rispetto al 2008 il contesto economico è fortemente mutato. Basti pensare che solo dal 2008 ad oggi sono state introdotte accise per un valore complessivo di 17,5 centesimi; come quella per il terremoto dell’Aquila (0,0051€) o per il decreto Salva-Italia del 2011 (0,082€). Inoltre, teniamo presente che l’Iva in Italia è cresciuta al 22%, mentre nel 2008 era al 18%.

Effetto cambio. Per i consumatori europei c’è da considerare anche l’effetto cambio che peggiora la situazione; infatti, se nel 2008 un euro era arrivato a valere anche 1,5 dollari, al momento invece stiamo sfiorando la parità trovandoci a quota 1,010 $. Come conseguenza, essendo il petrolio quotato in dollari (sia nel caso del Wti americano, che in quello del Brent europeo), ecco che l’attuale svalutazione dell’euro rende per noi europei enormemente più caro il prezzo del greggio. Nel 2008 non avevamo lo stesso potere d’acquisto di oggi; quindi, per confrontare il prezzo della benzina bisogna procedere con l’attualizzazione prendendo come riferimento l’indice Foi, che secondo i dati diffusi dall’Istat, dal 2008 ad oggi si è rivalutato del 22,45%. Facendo gli opportuni calcoli si giunge alla conclusione che il prezzo medio della benzina nel 2008 di 1,38 euro attualizzato sarebbe pari a 1,69 euro.

Speculazione. Secondo una recente analisi il margine lordo delle compagnie petrolifere sarebbe pari a circa il 7,8% del prezzo per la benzina (12,5% per il diesel), che ad oggi corrispondono a circa 14 centesimi di euro sul totale del prezzo della benzina (21 cent per il diesel). Quindi potenzialmente i distributori possono andare ad applicare qualche sconto solo su questa piccola percentuale. Bisogna tenere presente che il prezzo del greggio in prima battura è definito dai grandi produttori mondiali che appartengono ai cartelli monopolistici Opec e Opec +. Inoltre, sul prezzo del petrolio vengono poi definiti quelli di benzina e del gasolio e questo in base ai dati forniti da Platts, un’agenzia privata con sede a Londra che definisce il valore in dollari a cui una tonnellata di carburante può essere venduta dalle raffinerie. Ecco che da questo breve riepilogo è chiaro che il prezzo dei carburanti alla pompa sono anche il frutto di una doppia speculazione fondata sulle aspettative.

In tutto questo ricordiamo che l’Europa è al centro di una crisi energetica senza precedenti e si dovrà confrontare con un inverno difficile a causa degli attuali problemi di approvvigionamento non soltanto di petrolio ma anche di gas.

In conclusione, il prezzo del greggio incide per meno di un quarto sull’andamento del prezzo dei carburanti alla pompa e non è detto che ad un calo del prezzo dell’oro nero corrisponda una riduzione istantanea del prezzo dei carburanti. Questo a maggior ragione in un contesto attuale caratterizzato da costi dell’energia e dei trasporti in continuo aumento, oltre che da un cambio euro/dollaro sempre più verso la storica parità.