Notizie Notizie Italia I guardiani dei conti, Moscovici: “il debito è nemico del popolo”. Tria: ‘non vogliamo scassare tutto’

I guardiani dei conti, Moscovici: “il debito è nemico del popolo”. Tria: ‘non vogliamo scassare tutto’

24 Ottobre 2018 10:12

Italia del M5S-Lega accerchiata dai guardiani dei conti: dall’Ue, che ha ufficialmente bocciato il suo progetto di bilancio, e che chiede ora una nuova bozza entro le prossime tre settimane; dalle agenzie di rating, con Moody’s che, dopo aver tagliato il rating sul debito sovrano, venerdì scorso, torna all’attacco e fa la stessa cosa con i rating di 20 enti locali, tra Regioni e città, in attesa che la ‘sorella’ Standard&Poor’s emetta il suo giudizio dopodomani, 26 ottobre; dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ieri ha praticamente richiamato all’ordine sia l’esecutivo gialloverde che i conti pubblici italiani, affermando che l’equilibrio di bilancio non è astratto rigore.

Ovviamente, poi, ci sono gli speculatori, che a questo punto decideranno come muovere le ingenti somme di denaro di cui dispongono: ieri gli smobilizzi dei BTP seguiti alla bocciatura della manovra hanno riportato lo spread a vedere quota 320.

In un’intervista rilasciata a La Repubblica, poco dopo la conferenza stampa congiunta con il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis, il Commissario Ue agli Affari economici e monetari, Pierre Moscovici è tornato a rincare la dose, spiegando quella che passerà alla storia come la prima volta in cui Bruxelles ha rimandato al mittente il progetto di bilancio di un paese del blocco Ue.

Un triste record per l’Italia, che però non sembra aver affatto intenzione di fare dietrofront, tanto che alcune fonti del M5S affermano già che non ci sarà nessuna nuova bozza, mentre il vicepremier Matteo Salvini sottolinea di essere convinto di “essere nel giusto”.

Moscovici non ci sta affatto e fa anche un po’ di conti, per ricordare a Roma le reali conseguenze a cui va incontro.

Intanto, per il commissario francese, il progetto di bilancio non è affatto quella manovra del popolo di cui il governo va tanto fiero. Piuttosto, a suo avviso, viste le previsioni che l’Ue considera ottimistiche sulla crescita del Pil, il rapporto deficit-Pil rischia di sforare anche il tetto massimo del 2,4% deciso dal governo. Di conseguenza, l’Italia dovrebbe prestare attenzione piuttosto al rischio di un rialzo della spesa per interessi, che al momento vale 65 miliardi: ‘quanto il paese spende per l’istruzione”, praticamente, per un valore pari a 1000 euro per ogni cittadino”. In questo modo, costretta a saldare i suoi interessi sul debito, oltre al suo debito, l’Italia rischia di sottrarre risorse alla povertà e agli investimenti.

Conte e Tria rinnegano l’impegno firmato – accusa il commissario, sentenziando che “aumentare i debiti fa male agli italiani”.  In sostanza, “il debito è nemico del popolo”.

All’osservazione “Siamo allo scontro”, la risposta è un’ammissione:

“In effetti non è mai successo prima dalla nascita dell’euro, ma non è la fine della storia. Anzi, siamo ancora in un processo di dialogo costruttivo, sebbene all’interno di un quadro chiaro e di una decisione forte e senza precedenti”.

E porge poi un ramoscello d’ulivo: “La mia porta è sempre aperta e spero che il governo italiano ascolti questo messaggio”.

Nell’intervista Moscovici precisa ancora prima che, “premesso che i dati precisi li avremo l’8 novembre con le nostre previsioni economiche, diciamo che la sua domanda è esattamente il motivo per cui ci troviamo qui: temiamo che il debito pubblico italiano non scenda nei prossimi due anni”.

Quelle dichiarazioni di Moscovici, secondo cui il debito è il male, riportano alla mente l’approccio che anche i falchi della Germania hanno avuto spesso e volentieri nei confronti dell’Italia, come ha fatto notare un articolo del Financial Times di qualche tempo fa, dedicato a Jens Weidmann, il banchiere centrale tedesco, numero uno della Bundesbank e falco per eccellenza del Consiglio direttivo della Bce.

L’anti-Draghi, se così può essere chiamato.

In quell’occasione, l’FT ricordò come la posizione di Weidmann fosse in linea con quello della Germania: una “nazione che vede il debito come un peccato“. Tanto che la parola “schuld”, debito, significa anche “colpa”.

Tria riprova a fare il guardiano dei conti

Tornando all’Italia, Il Corriere riporta che il ministro dell’Economia Giovanni Tria sta facendo ora lui pressing sui colleghi di governo, invitandoli a una maggiore prudenza. Il quotidiano riporta alcune sue dichiarazioni:

Non vogliamo scassare tutto. Seguiremo attentamente l’andamento dei mercati nelle prossime settimane”. Il vero messaggio di Tria a Dombrovskis e Moscovici sarebbe questo, non tanto quello contenuto nella lettera inviata a Bruxelles, in cui sembra che non ci sia alcuna intenzione di cambiare il progetto di bilancio.

“Ora Tria fa capire qualcosa di più – scrive il Corriere della Sera – Nelle sue parole, ‘ci sono le procedure europee e poi ci sono le dinamiche dei mercati”. Ovvero?

“Il sottinteso è che una procedura per violazione delle regole di bilancio europeo (da parte dell’Ue verso all’Italia) a lui sembra inevitabile, ma il continuo degrado della posizione del Paese sui mercati va fermato. Neanche uno spread di oltre 300 punti tra i rendimenti dei titoli tedeschi e italiani a dieci anni sarebbe sostenibile a lungo”.