I banchieri? Paghiamoli in bond, non in dollari
Dieci anni fa il fallimento di Lehman Brothers e l’inizio di una lunga crisi. Oggi la provocazione di Paul Tucker, ex vice governatore della Bank of England
Se li pagassimo in bond delle banche per cui lavorano, e non in dollari sonanti, probabilmente starebbero più attenti a quello che fanno. Deve essere stato questo il ragionamento, semplice quanto efficace, fatto da Paul Tucker, ex vice governatore della Bank of England e ore presidente del Systemic Risk Council.
Nel corso di un dibattito sulla crisi finanziaria scaturita dal fallimento di Lehman Brothers, dieci anni fa, Tucker ha dichiarato:
“Vorrei che i top bankers venissero pagati non in azioni e dollari ma in obbligazioni, il cui valore scende a zero se falliscono”.
Sarebbero così accomunati al destino di tanti risparmiatori che, durante la grande crisi, hanno perso i loro risparmi.
“La vera grande sfida nonché il problema che ancora non è stato risolto, è quello degli incentivi”
ha proseguito Tucker guardando al futuro e alla possibilità che eventi come quelli vissuti negli anni passati si ripetano. Una possibilità che non esclude Michael Tory, un altro partecipante alla discussione, l’ex responsabile dell’Uk investment banking di Lehman Brothers Michael Tory:
“Il 2008 è la prova che in caso una crisi sistemica minacci l’intero sistema finanziari, i governo intervengono”.
Il risultato finale non cambierebbe: mentre i guadagni sono privati, le perdite vengono socializzate.