Caccia ai «tenbagger»? Piazza Affari è carente, Wall Street conferma il primato con Nvidia
Piazza Affari non sembra il luogo migliore per investire in titoli «tenbagger». Termine con cui si intendono società il cui prezzo azionario è aumentato di 10 volte (o più) lungo gli ultimi 10 anni. Questo quello che emerge dall’ultima analisi di eToro che, facendo un confronto oltre i confini nazionali, ricorda come il primato resta nelle mani di Wall Street.
Ma vediamo quali sono gli spunti principali dell’analisi.
La ricerca
Setacciando fra 138 titoli italiani, con capitalizzazione superiore ai 200mila euro, il report evidenzia come solamente una società sia riuscita a far lievitare il suo valore fino a quelle entità. Il suo nome è SeSa, operatore di riferimento in Italia nell’innovazione tecnologica e digitale, con un +1040%.
Poco più sotto nella scala di crescita nell’ultimo decennio spuntano quattro aziende «fivebagger», con azioni in crescita tra il 500% e il 1000%. Parliamo di Amplifon, leader in italia nel settore degli apparecchi acustici, con un +780%, poi Interpump Group S.p.A. specializzata nella produzione di pompe ad altissima pressione ad acqua e fra i principali gruppi mondiali nel settore oleodinamico (+540%). Seguono infine la holding Stellantis (+740%) e infine – rimanendo nel settore dell’automotive- STMicroelectronics, uno dei maggiori produttori mondiali di componenti elettronici, che porta a casa un incremento del 620%.
Nella tabella sottostante in evidenza le performance dei titoli del Ftse Mib dal 31.12.2013 al 31.12.2023. Sono considerati i titoli già quotati nel 2013 e con una performance complessiva positiva.
Titolo | Performance |
A2A | 220% |
Amplifon | 780% |
Azimut | 120% |
Banca Mediolanum | 140% |
Banca Popolare di Sondrio | 170% |
Bper | 70% |
BPM | 60% |
Brunello Cucinelli | 340% |
Campari | 340% |
Diasorin | 280% |
Enel | 210% |
Eni | 90% |
ERG | 300% |
Generali Assicurazioni | 110% |
Hera | 180% |
Interpump | 540% |
Intesa SanPaolo | 150% |
Italgas | 40% |
Leonardo | 270% |
Mediobanca | 180% |
Moncler | 350% |
Prysmian | 230% |
Recordati | 470% |
Snam | 140% |
Stellantis | 740% |
STMicroelectronics | 620% |
Telecom Italia | 40% |
Tenaris | 100% |
Terna | 210% |
Unicredit | 90% |
Unipol | 120% |
Fonte eToro
“Trovare titoli in grado di decuplicare il loro valore è estremamente difficile, ma ciò che è ancora più difficile per un investitore è avere la pazienza di aspettare e godere dell’intera corsa. Molti investitori, infatti, prendono profitti troppo presto o si tirano indietro se l’azienda sta attraversando un periodo difficile”, sottolinea Gabriel Debach, market analyst di eToro che aggiunge: “prima di cedere un’azione, sarebbe opportuno valutare se l’azienda continua a mantenere un solido vantaggio competitivo e, se la risposta è sì, vendere potrebbe non essere l’opzione più corretta”. “Una possibilità è quella di prelevare una parte degli utili. L’estrazione di una piccola parte di profitto può rendere psicologicamente più facile mantenere il resto della posizione a lungo termine, in quanto consente di assicurarsi alcuni guadagni mantenendo l’esposizione a ulteriori potenziali rialzi”, consiglia l’esperto.
Il confronto estero
Se di primo impatto sembrano numerose le aziende che sono riuscite ad entrare nell’invidiabile club dei «tenbagger», tale convinzione scricchiola se la confrontiamo con i livelli registrati nei paesi esteri. Uno fra tutti, gli Stati Uniti, dove fra i titoli dell’S&P 500 (indice che racchiude tra i ‘gioielli più preziosi’ della finanza internazionale) ben 21 hanno registrato rendimenti del +1000% fra il 2013 e il 2023. Oltre a Nvidia, che guida saldamente l’armata dei titoli tech legati all’intelligenza artificiale (+12.265%) compare il colosso delle vetture elettriche Tesla (2.378%) ma anche Eli Lilly, azienda farmaceutica di Indianapolis il cui +1.043% è trainato dagli enormi ricavi legati alla vendita dei suoi farmaci per la perdita di peso, lo Zepbound, che -in base ai più recenti dati trimestrali- ha registrato vendite pari a 1,24 miliardi di dollari (contro i 930,8 milioni di dollari inizialmente previsti).
Caso Nvidia
Nvidia resta un esempio classico in tal senso. L’azienda produttrice di chip americana ha letteralmente visto esplodere il prezzo delle sue azioni negli ultimi due anni, grazie all’affermazione come leader nel settore dell’intelligenza artificiale. C’è anche da menzionale Tesla che, pur avendo vacillato negli ultimi tempi, ha comunque restituito fortiguadagni agli azionisti, trasformandosi da marchio sfidante alla più grande azienda automobilistica del mondo.
Storia dei «tenbagger»
Coniato dalla penna del gestore di fondi Peter Lynch nel suo libro One Up On Wall Street, il termine «tenbagger» indica – come accennato precedentemente – un investimento che aumenta di valore 10 volte il prezzo di acquisto iniziale, dunque viene solitamente attribuito a quei titoli con prospettive di crescita potenzialmente enormi.
Oggi, quindi, sarà più facile scoprire titoli di questa tipologia all’interno del settore tecnologico, specialmente in relazione a prodotti molto utilizzati e dunque più interessanti per gli investitori. Meglio, inoltre, se il titolo in questione sia supportato, o almeno non sia ostacolato, dalle normative governative.
Originariamente, Lynch identificò e investì in numerosi tenbagger in qualità di gestore del Fidelity Magellan Fund dal 1977 al 1990. Di conseguenza, il Fondo è cresciuto da 18 milioni di dollari di asset quando Lynch lo rilevò, a ben 14 miliardi di dollari quando se ne andò nel 1990. Durante questo periodo, Lynch ha raggiunto un tasso di rendimento medio annuo del 29,2%.