Gundlach: inflazione Usa vicina a +10% forzerà mano Fed. Oro? C’è un investimento migliore
Effetto guerra Russia-Ucraina con impennata prezzi del petrolio e del gas: l’inflazione degli Stati Uniti potrebbe balzare a un ritmo vicino al 10% quest’anno. E’ quanto ritiene possibile Jeffrey Gundlach, ceo di DoubleLine Capital che, contrariamente a chi ritiene che la Fed potrebbe trovarsi costretta a convivere con un’inflazione più alta, sostiene che la banca centrale dovrà fare il “suo lavoro”, e alzare in modo aggressivo i tassi, anche a fronte della nuova incertezza a cui fa fronte l’economia globale.
“Il suo lavoro è combattere contro l’inflazione – ha detto il gestore, nel corso di una conferenza tenuta in modalità virtuale, riferendosi alla Federal Reserve – Fino a oggi ha fatto un lavoro terribile“.
Gundlach, 62 anni, ha detto di prevedere che nel meeting imminente dei prossimi 15-16 marzo la Fed alzerà i tassi sui fed funds di un quarto di punto percentuale, rispetto al valore attuale attorno allo zero.
Il gestore prevede anche che l’inflazione degli Stati Uniti misurata dall’indice dei prezzi al consumo – potrebbe balzare di almeno il 9% prima di rallentare il passo al ritmo del 7,5% entro la fine del 2022. A suo avviso, proprio il balzo dei prezzi si tradurrà alla fine in una “distruzione della domanda”, che sfiammerà l’impennata.
L’outlook sull’economia, ha aggiunto, “è decisamente peggiore” rispetto a quello dello scorso settembre: non per niente il guru della finanza ha reiterato la view bearish di lungo termine sul dollaro Usa, facendo riferimento a un “valore follemente elevato” del deficit Usa tanto che, in termini operativi, il consiglio agli investitori è di vendere azioni Ua e acquistare titoli dei mercati emergenti.
Ancora, “siamo sempre più preoccupati” per il rischio di una recessione. Riguardo agli altri asset, Gundlach ha definito i bond “sopravvalutati in modo incredibile” e i mercati emergenti “molto convenienti”; le commodities – con le recenti impennate – provocate nelle ultime ore anche dalla notizia dell’embargo sul petrolio e sul gas russi lanciato dall’amministrazione Usa di Joe Biden o dai timori di un taglio dell’offerta da parte della Russia – vedi nichel – a suo avviso sono un investimento migliore dell’oro nel breve termine, mentre detenere il bene rifugio per eccellenza non dovrebbe costituire nessun problema per gli investitori che ragionano in un’ottica di lungo periodo.