Grecia e Merkel mandano al tappeto le Borse Ue, Milano cede il 2%. Spread sopra 410 punti
Il fine settimana non è servito a portare il sereno sui mercati azionari del Vecchio Continente. Anzi. Il risultato elettorale in Nordreno-Westfalia ha aumentato le tensioni tra gli investitori che, nei primi scambi della settimana, si traducono in copiose vendite sui principali listini europei. Nello Stato più popoloso e industriale della Repubblica tedesca, la Cdu di Angela Merkel è crollata dal 34% al 26%, perdendo il doppio rispetto agli ultimi sondaggi, mentre i socialdemocratici sono volati al 39%. Una batosta alla vigilia dell’incontro con il neo presidente francese, Francois Hollande, e che apre la campagna elettorale in Germania per le elezioni politiche federali che si terranno nel settembre 2013.
Dalla Germania alla Grecia, dove prosegue lo stallo del post elezioni. I leader dei principali partiti politici non hanno ancora trovato un’intesa per formare un governo di unità nazionale, che permetta al Paese di rimanere nell’Eurozona e di ricevere gli aiuti concordati con l’Unione Europea e il Fondo monetario internazionale. Oggi il presidente della Repubblica, Karolos Papoulias, proseguirà i negoziati con i leader politici e un accordo è possibile fino a giovedì 17 maggio. L’alternativa sono nuove elezioni a giugno, una soluzione che aumenterebbe le preoccupazioni sui mercati europei.
La prima risposta delle Borse europee non lascia spazio a molte interpretazioni: a Francoforte il Dax cede l’1,75%, a Parigi il Cac 40 arretra del 2%, a Londra il Ftse 100 lascia sul parterre l’1,4%, a Madrid l’Ibex 35 segna un ribasso del 2,5%. Vendite diffuse anche a Piazza Affari: l’indice Ftse Mib cede oltre il 2% a 13.740 punti, mentre il Ftse All Share arretra del 2% a quota 14.790. Le tensioni si fanno sentire anche sull’obbligazionario, dove lo spread Btp-Bund si è portato sopra 410 punti base e il rendimento del bond decennale italiano è pari al 5,58%.
Sul fronte orientale da segnalare che la Cina non resta indifferente al rallentamento della propria economia ed è intervenuta con i mezzi a sua disposizione. La Banca centrale di Pechino ha nuovamente ridotto i coefficienti di riserve obbligatorie alle grandi banche commerciali con il fine di sbloccare fondi per sostenere la crescita. Si tratta del terzo taglio di 50 punti base negli ultimi 5 mesi. Dalla mossa, secondo quanto si apprende, verranno potenzialmente liberati 400 miliardi di yuan.