Grecia: lunedì vertice Ue di emergenza, scatta corsa agli sportelli. Tsipras si impegna per successo
Dopo l’ennesima fumata nera dei negoziati tra Grecia ed Europa nell’Eurogruppo di giovedì, il cerino della polveriera ellenica si sposta a lunedì 22. Per questa data è stato infatti fissato a Bruxelles un nuovo summit dei leader dell’Eurozona, che comprenderà i capi di Stato e di Governo dell’area, nel tentativo di evitare il peggio per il Paese a un passo dal default tecnico. Riusciranno a trovare l’accordo dopo quasi cinque mesi di dialogo? Il premier greco, Alexis Tsipras, ha ribadito il suo impegno a lavorare per il successo del nuovo vertice.
“Ci auguriamo che i negoziati finali si svolgano sul più alto piano politico dell’Europa e lavoriamo al successo di questo summit”, si legge dalla nota diffusa questa mattina dal Gabinetto del primo ministro Tsipras per rassicurare sullo scenario futuro della Grecia, che senza accordo sulle riforme e quindi senza nuovi aiuti finanziari rischia di non riuscire a rimborsare il prestito da quasi 1,6 miliardi di euro al Fondo monetario internazionale, in scadenza il prossimo 30 giugno, oltre che pagare pensioni e stipendi ai dipendenti pubblici. Sempre il 30 giugno scadrà il secondo piano di sostegno al Paese. Ieri la direttrice generale dell’Fmi, Christine Lagarde, ha ricordato che se non rispetterà la scadenza di fine mese Atene dovrà essere considerata in default. Uno scenario che potrebbe spingere il Paese fuori dall’euro (il cosiddetto Grexit).
Il vertice del lunedì sembra essere un incontro il cui esito sarà drastico: un successo o un fallimento. “Continuiamo a ritenere che la probabilità che la Grecia resti nella zona euro sia del 60% – sostiene oggi Pierre Olivier Beffy, capo economista di Exane BNP Paribas – Qualora non si dovesse pervenire ad un accordo entro la prossima settima e se il sistema bancario venisse chiuso, l’economia ellenica potrebbe essere paralizzata e collassare con conseguente aumento dell’instabilità sociale e politica. Tuttavia, finché lo shock di fiducia resterà temporaneo, stimiamo che l’impatto complessivo sull’economia dell’Eurozona sarà contenuto”. Se la Grecia dovesse uscire dall’Eurozona, il rischio principale secondo l’esperto sarebbe il contagio sul mercato delle obbligazioni sovrane. “In questo caso – prosegue Beffy – la Bce sarebbe l’unico backstop per frenare una crisi sistemica. Uno strumento efficace potrebbe essere fornire un elevato livello di liquidità a breve termine alle banche europee e mantenere un cap sui rendimenti a lungo termine attraverso acquisti più aggressivi di titoli di Stato”.
Intanto è fuga dai conti correnti in Grecia. Tra lunedì e mercoledì, complici i timori per un mancato accordo sul debito di Atene, i prelievi sui conti da parte dei cittadini ellenici sono assommati a quasi 2 miliardi di euro. Secondo fonti citate da Reuters e riprese stamani dai principali quotidiani, la Banca centrale europea starebbe monitorando con attenzione la situazione, preoccupata della possibilità che questi flussi in uscita possano portare le banche del Paese a non aprire gli sportelli lunedì prossimo. “Il rischio che le banche greche vengano chiuse o che il ritiro di denaro sia limitato sono in aumento dato che una corsa agli sportelli appare sempre più probabile – commenta l’esperto di Exane BNP Paribas – Inoltre, potrebbero essere implementati controlli sui capitali prima del previsto”.