Grecia: Fmi potrebbe non partecipare al salvataggio. Piano insufficiente, serve alleggerimento debito

Nuova doccia fredda per la Grecia. Mentre il Parlamento ellenico è al lavoro per far approvare entro la mezzanotte le misure di austerità concordate lunedì scorso a Bruxelles in cambio di un terzo piano di aiuti da circa 85 miliardi di euro, il Fondo monetario internazionale (Fmi) boccia l’accordo, definendolo insufficiente a risolvere la questione greca, molto peggiore del previsto. Una analisi che getta dubbi sulla sua possibile partecipazione al salvataggio di Atene.
Per l’Fmi il debito greco è diventato insostenibile
In un rapporto di tre pagine diffuso ieri sera, l’Fmi ha illustrato come il debito pubblico della Grecia sia diventato insostenibile. Secondo le sue nuove stime, il debito ellenico schizzerà al 200% del Pil nei prossimi due anni, dall’attuale 176%. Non solo. Fino al 2022 il debito greco resterà intorno al 177% contro il 142% stimato in precedenza. “Ciò è dovuto è dovuto al rilassamento delle politiche l’anno scorso, al recente deterioramento dello scenario macroeconomico e finanziario del Paese a causa della chiusura del sistema bancario che ha aumentato notevolmente la dinamica sfavorevole”, ha spiegato l’Fmi. E conclude che solo con misure di sostegno molto più ampie di quelle che finora l’Europa è stata disposta a prendere in considerazione il debito della Grecia potrà scendere a livelli sostenibili.
Secondo l’istituto di Washington ci sono diverse opzioni per risolvere questa spinosa questione: i creditori di Atene dovranno accettare di rinunciare a parte dei fondi dati alla Grecia in questi anni, un nuovo haircut (taglio) del debito che Atene ha con i partner, o consentire al governo ellenico di non pagare nulla per almeno 30 anni. Per l’Fmi sta ora alla Grecia e ai membri dell’Eurozona decidere quale opzione scegliere.
Il rapporto fa intendere che l’Fmi potrebbe non partecipare al salvataggio se non verrà attuato un alleggerimento del debito della Grecia. D’altronde, già con il mancato pagamento del debito a fine giugno, la Grecia era stata esclusa automaticamente dalle risorse del Fondo, come da regolamento. Ad oggi gli arretrati di Atene nei confronti dell’Fmi sono saliti a 2 miliardi di euro, mentre è ancora in fase di discussione a Washington la richiesta delle autorità elleniche per un’estensione degli obblighi sui pagamenti dovuti il 30 giugno.
L’analisi dell’Fmi dà sponda agli Stati Uniti che da settimane chiedono un alleggerimento del debito greco. Oggi il segretario al Tesoro statunitense, Jacob Lew arriverà a Francoforte, dove incontrerà il presidente della Banca centrale europea (Bce), Mario Draghi, mentre domani è previsto l’incontro a Berlino con il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, e poi a Parigi con il ministro delle Finanze francese, Michel Sapin.
Tsipras al lavoro per l’approvazione delle misure
Intanto ad Atene si attende il voto del Parlamento greco alle misure di austerità concordate con i creditori. Si tratta del primo passo per avviare le negoziazioni con l’Eurogruppo su un terzo piano di aiuti. Tuttavia l’approvazione non è scontata (occorre una maggioranza di 151 voti su 300). L’accordo ha ricevuto già forti critiche. Una su tutte quella dell’ex ministro delle Finanze ellenico, Yanis Varoufakis, che nella pagina del suo blog ieri ha definito l’intesa un documento di resa per la Grecia. “E’ stato concepito – ha scritto Varoufakis – come una dichiarazione per la Grecia a diventare un vassallo dell’Eurogruppo”. ” L’accordo non ha nulla a che fare con l’economia – sostiene l’ex ministro delle Finanze greco – né con alcuna preoccupazione per il tipo di programma di riforme in grado di sollevare la Grecia dal pantano. E’ una pura e semplice manifestazione della volontà politica di umiliarci. Anche se si detesta il nostro unico governo, si deve capire che la lista di richieste dell’Eurogruppo rappresenta una rottura dalla decenza e dalla ragione”.