Notizie A. Grech: le tensioni europee sono destinate a rafforzare il dollaro

A. Grech: le tensioni europee sono destinate a rafforzare il dollaro

17 Dicembre 2010 17:00

Seconda parte in calo per l’euro, che risente del downgrade dell’Irlanda. Dopo aver sostanzialmente retto nella prima parte in scia dei dati in arrivo dalla Germania, nella seconda il cross euro-dollaro ha pesantemente risentito del downgrade del merito di credito irlandese ad opera di Moody’s, che ha tagliato la valutazione sul debito dell’ex tigre celtica di ben 5 gradini da Aa2 to Baa1. L’outlook sul rating è negativo.

Nella prima parte di seduta la moneta unica aveva beneficiato delle indicazioni migliori delle attese arrivate dal tedesco Ifo, salito a dicembre a 109,9 punti, e della riforma del trattato Ue destinata alla creazione di un meccanismo permanente anticrisi. La Germania, considerata il contribuente principale per i fondi prestati alla Grecia e all’Irlanda, è riuscita a far approvare un sistema che fornirebbe aiuto finanziario se considerato “indispensabile”. Secondo Anthony Grech di IG Markets “la mancanza di trasparenza sulla crisi potrebbe scatenare nuove paure sui mercati che potrebbero essere quindi indotti a incassare i profitti nel breve termine”.

L’euro in questo momento quota 1,3150 dollari e 110,64 yen; nel primo caso un supporto è rintracciabile a 1,3107 mentre nel secondo attenzione a quota 110,46. Secondo Grech le tensioni europee sono destinate a “provocare una nuova ondata di timori, che potrebbero giocare a favore del dollaro US, specialmente ora che la Casa Bianca ha approvato il prolungamento dei benefici fiscali di Bush per altri due anni per far ripartire i consumi”.

Grech sottolinea che il taglio delle tasse potrebbe aiutare ripresa economica ad autosostenersi, “potrebbero aumentare le aspettative sull’inflazione americana, riducendo così le probabilità di una nuova iniezione di liquidità e favorire la ripresa del dollaro” ma potrebbe anche “aggravare il deficit del paese, riducendo l’interesse nel mantenere in portafoglio gli strumenti del debito statale americano, facendo così salire i rendimenti”.