Proseguono in calo le principali Borse europee, che si adeguano all’inversione di rotta dei future su Wall Street, positivi nella prima parte della mattinata. Parigi cede lo 0,09% a 3.884 punti e Francoforte lo 0,12% a 7.015 punti. Più indietro Madrid (-0,57% a 9.944 punti). A condizionare l’andamento dei listini sono soprattutto le banche e gli assicurativi. Scivola Bank of Ireland (-8,65%), maglia nera del paniere paneuropeo Stoxx 600. Sotto pressione anche Rbs (-2,72%), National Bank of Greece (-2,33%) e Lloyds (-2%).
E’ caccia alle streghe in Europa. Mercoledì è toccato alla Spagna, ieri alla Grecia, oggi all’Irlanda. E’ sempre Moody’s a sferrare un altro duro colpo all’Europa, passando in azione sul Dublino, uno dei grandi malati del Vecchio Continente. Non è più tempo di lanciare avvertimenti. L’agenzia ha tagliato questa mattina di ben cinque gradini il rating del debito pubblico irlandese, che è così sceso da Aa2 a Baa1. I problemi del sistema bancario irlandese, la crescente incertezza sul futuro economico del Paese e il calo della solidità finanziaria del governo hanno spinto gli analisti a non prendere altro tempo.
L’agenzia ha spiegato come l’intervento odierno – che assegna un outlook negativo sul debito sovrano di Dublino – sia in linea con la valutazione proposta lo scorso 22 novembre, in cui si preannunciava la possibilità di un taglio di più livelli, che tuttavia avrebbe lasciato il rating dell’Irlanda nella categoria degli investimenti. Oggi la situazione nel Paese, nonostante l’assegno arrivato da Fmi e ue, resta critica. Tanto che Moody’s evidenzia il rischio per le finanze pubbliche da una crescita minore o da costi di salvataggio del sistema bancario più alti del previsto.
In particolare i 50 miliardi di euro che saranno destinati a interventi nel settore bancario, ricorda l’agenzia, rappresentano il 32 per cento del Pil irlandese. Quanto alle misure di austerità per riportare il deficit annuo al 3 per cento del Pil, Moody’s ha calcolato che l’impatto sulla crescita che avranno i tagli alla spesa pubblica che nei prossimi 4 anni ammonteranno a 15 miliardi di euro, pari al 9,5% del Pil. Ciò nonostante, il rapporto debito/Pil di Dublino dovrebbe balzare dal 66% dello scorso anno al 120 per cento già nel 2013. Livello che arriverà al 140%, se si considerano i debiti dell’agenzia nazionale per la gestione del debito (Nama), completamente garantiti dal governo. Prospettive tutt’altro che rosee.
Non sono solo le banche a capitolare. Il taglio di cinque gradini del rating dell’Irlanda da parte di Moody’s riaccende i timori di un contagio della crisi verso gli altri Paesi periferici di Eurolandia e spinge al rialzo gli spread e il rischio di insolvenza percepito dai mercati. Il differenziale di rendimento tra i titoli irlandesi e il bund tedesco è salito a 558 punti, quello dei bond spagnoli a 253 punti, quello portoghese a 360 punti, quello greco a 902 e quello dell’Italia a 160 punti. I credit default swaps (cds) sul debito dell’Irlanda sono schizzati a 574 punti, quelli sulla Spagna a 329,5, quelli sulla Grecia a 961, quelli sul Portogallo a 468 e quelli sull’Italia a 204,5 punti, secondo i dati di Cma citati da Bloomberg. I Cds sono strumenti che assicurano contro il rischio di insolvenza degli emittenti di obbligazioni
C’è in realtà chi non si stupisce troppo della nuova ondata di nervosismo in atto. “Ho fatto un lungo lavoro prima di riconoscere che il mercati stanno entrando in una nuova fase di pazzia che mi fa grattare la testa dallo stupore”, segnala Albert Edward di SocGen. “L’affermazione che ci troviamo una fase di ripresa economica sostenbile è grottesca così come lo era quando lo si diceva negli anni 2005-2007 – ricorda l’esperto – . Ma gli investitori hanno ricominciato a ballare, danzando lungo la strada verso la prossima inevitabile implosione. Eppure ancora una volta diranno, guardandosi indietro, che era totalmente imprevedibile (l’implosione)”.