News Valute e materie prime Grano: allarme pasta, raddoppiano i costi semine. Coldiretti, grano italiano pagato meno di quello importato

Grano: allarme pasta, raddoppiano i costi semine. Coldiretti, grano italiano pagato meno di quello importato

Pubblicato 12 Gennaio 2022 Aggiornato 19 Luglio 2022 17:31
In Italia sono praticamente raddoppiati i costi delle semine per la produzione di grano destinato a pasta e pane per effetto di rincari di oltre il 50% per il gasolio necessario alle lavorazioni dei terreni. Ma ad aumentare sono anche i costi dei mezzi agricoli, dei fitosanitari e dei fertilizzanti che arrivano anche a triplicare. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti dalla quale si evidenzia che gli effetti del balzo dei costi energetici colpiscono l’intera filiera, dai campi all’industria fino agli scaffali di pasta e pane.

Nonostante questo, il grano duro italiano – sottolinea la Coldiretti - è pagato meno di quello importanto dall’estero. "La produzione importata in Italia, soprattutto dal Canada, è ottenuta peraltro con l’uso del diserbante chimico glifosato in preraccolta, vietato in Italia", aggiunge.

Secondo Coldiretti, ci sono le condizioni per incrementare la produzione di grano in Italia dove si raccolgono 3,8 milioni di tonnellate (-3% rispetto all’anno precedente) che fanno del paese il secondo produttore mondiale ma anche il principale importatore perché molte industrie anziché garantirsi gli approvvigionamenti con prodotto nazionale hanno preferito acquistare sul mercato internazionale approfittando delle basse quotazioni dell’ultimo decennio.

“Ci sono quindi le condizioni per rispondere alle domanda di italianità dei consumatori ed investire sull’agricoltura nazionale che è in grado di offrire produzioni di qualità realizzando rapporti di filiera virtuosi con accordi che valorizzino i primati del Made in Italy” ha concluso il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “con la pandemia da Covid si è aperto uno scenario di, accaparramenti, speculazioni e incertezza che deve spingere il Paese a difendere la propria sovranità alimentare”.