Gran Bretagna in controtendenza rispetto all’Europa: vara tagli alle tasse
Mentre tutto il resto d’Europa è alle prese con il varo di onerose misure di rigore, che in gran parte dei casi agisce proprio sulla leva dell’imposizione fiscale, il governo britannico sceglie la strada opposta e si mette a tagliare le tasse.
Dal 2013 meno tasse per i più poveri e i più ricchi
Il ministro delle Finanze George Osborne ha annunciato infatti che a partire dal prossimo anno, e più precisamente dall’aprile 2013, l´aliquota fiscale prevista per le classi sociali più facoltose, attualmente pari al 50% scenderà al 45%. Contemporaneamente la fascia esente da ogni forma di tassazione, la “no tax area”, salirà da 7.475 a 9.205 sterline.
Da subito tagli all’imposizione per le imprese
La manovra più importante, e temporalmente più imminente, è però quella relativa alle imprese. Dal prossimo primo aprile la tassa sulle aziende, la cosiddetta “corporate tax” sarà tagliata di due punti percentuali scendendo 26 al 24%. E nel 2014 il prelievo fiscale per le aziende scenderà ulteriormente al 22% per avvicinare l’obiettivo finale posizionato al 20%.
Concorrenza fiscale per tornare a crescere
La Gran Bretagna ha quindi scelto la strada della concorrenza fiscale per accelerare il ritorno alla crescita del Paese. E lo fa in maniera particolarmente aggressiva: la nuova tassazione permetterà a Londra di essere più competitiva di Usa, Giappone, Germania e Francia e potrebbe rappresentare una svolta nelle decisioni di investimento delle grandi multinazionali così come delle piccole/medio imprese continentali. L’unica nazione europea che attualmente offre un’imposizione fiscale più conveniente è la vicina Irlanda che da anni è ancorata alla soglia del 12,5%.
Ma il vero obiettivo sono i capitali dei super-ricchi
Osborne rischia di diventare il paladino della rinascita dell’Inghilterra: ma in realtà è già diventato l’idolo dei super ricchi britannici che vedranno finalmente cancellarsi l’odiatissima super aliquota del 50%. Secondo il cancelliere i dati contabili mostrano come un’imposizione così onerosa alle classi sociali più benestanti non genera incassi tali da giustificare la sua esistenza.