Gran Bretagna, elezioni: regna l’incertezza. I possibili esiti
Conservatori e laburisti si giocheranno sul filo di lana, domani, la vittoria alle elezioni politiche del Regno Unito. E non è detto che il vincitore ottenga seggi sufficienti per formare il governo. Una situazione di incertezza alla quale i cittadini del Regno Unito non sono abituati. Quale sarà l’impatto sulla sterlina e sull’economia britannica?
Nel medio-lungo termine cambierà poco
Una prima risposta l’ha data un recente sondaggio del Financial Times. Alla domanda “Stai modificando il tuo portafoglio in vista del voto?” il 49% degli interpellati ha risposto “No, ci sarà tanto rumore per nulla”, il 30% circa ha dichiarato di non voler modificare l’asset allocation almeno fino alla pubblicazione dei risultati e poco più del 20% si è invece attivato in vista delle elezioni.
Una flemma che rispecchia il pensiero della maggior parte degli analisti. Vincenzo Longo e Filippo Diodovich, strategist di IG, ritengono che nel medio/lungo periodo l’impatto sui mercati finanziari sarà limitato con l’unica eccezione data dalla formazione di una coalizione di governo tra Conservatori e Ukip (il partito indipendentista britannico di Nigel Farage). È invece nel brevissimo periodo che “l’incertezza post elettorale potrebbe tradursi con una fase di volatilità sui mercati”.
Lena Sellgren chief analyst e Aurelija Augulyte senior Forex strategist di Nordea concordano sul pericolo di un governo guidato da Cameron con il sostegno di Farage: “Questa combinazione potrebbe portare al referendum sull’uscita dall’Unione europea, la cosiddetta Brexit, (promesso da Cameron ndr) entro l’estate, danneggiando la fiducia degli investitori internazionali”. La probabilità che si verifichi questo scenario è però minima. Il sistema maggioritario britannico dovrebbe lasciare, stando ai sondaggi, da 1 a 3 o 4 seggi (su 650 disponibili) all’Ukip.
Gli strategist di Nordea individuano un punto interrogativo anche sul fronte opposto, l’Snp che dovrebbe fare man bassa di seggi uninominali in Scozia aggiudicandosi una cinquantina di voti nel prossimo Parlamento: “Uno scivolamento verso sinistra verrà percepito come meno favorevole a finanza e industria. Inoltre il processo di consolidamento fiscale potrebbe essere rallentato (il rapporto debito/Pil della Gran Bretagna è circa dell’80%) e i nazionalisti scozzesi spingerebbero per avere un nuovo referendum. Tutto ciò avrebbe effetti negativi sugli investimenti diretti dall’estero che pesano per oltre il 20% del totale degli investimenti nel Regno Unito”.
Unica certezza: volatilità nel breve termine
I due esiti più probabili nelle trattative di formazione del nuovo governo sono una coalizione tra laburisti, nazionalisti scozzesi e liberal-democratici oppure la convocazione di nuove elezioni. Secondo l’analisi effettuata dagli analisti di IG entrambe le soluzioni avrebbero una probabilità di verificarsi pari al 18%. Non sorprende che l’unica certezza sia un aumento della volatilità: “Ci aspettiamo che l’esito elettorale possa avere un impatto di breve periodo. I timori di Hung Parliament potrebbero spingere gli investitori più scettici ad abbandonare temporaneamente gli asset britannici, aggiungendo pressioni ribassiste sulla sterlina. La volatilità potrebbe così tornare verso i massimi 2010 in scia anche alla concomitanza di fattori esogeni riguardanti le aspettative di un rialzo dei tassi della Fed”.
Nel medio periodo la sterlina sarà guidata dalla Bank of England
“Saranno le scelte di politica monetaria – secondo gli strategist di IG – a condizionare l’andamento della valuta britannica nel medio-lungo termine, con il primo rialzo dei tassi di interesse (attualmente a 0,5%) atteso nel primo trimestre 2016 come minimo e comunque solo dopo la prima mossa della Federal Reserve. Tali prospettive dovrebbero aiutare a tenere la sterlina debole verso il dollaro Usa”. La prospettiva è diversa se si guarda all’euro/sterlina. In questo caso la valuta britannica è destinata ad apprezzarsi considerato che deve scontrarsi con il programma di Quantitative easing della Banca centrale europea.
Hung Parliament: le possibili soluzioni
Fonte: elaborazione IG