Governo verso lancio misura taglia-debito: dismissioni immobili pubblici, tutti i rumor
Il governo M5S-lega si sta apprestando a dismettere immobili pubblici per un valore fino a 1,8 miliardi di euro, nell’ambito del piano volto a raccogliere risorse per ripianare il debito che assilla i conti pubblici italiani. E’ quanto riporta Bloomberg, citando fonti vicine al dossier, secondo cui il ministero delle Finanze starebbe individuando proprietà immobiliari dello Stato e di enti regionali e locali che possano essere messe sul mercato: principalmente caserme, ospedali, edifici che non vengono più utilizzati.
Il piano, riportato anche dal Corriere della Sera, non è stato reso ancora pubblico. Si sa comunque che la manovra triennale approvata lo scorso dicembre punta, attraverso la dismissione di immobili pubblici, a raccogliere 950 milioni di euro nel 2019 e 150 milioni di euro nel 2020.
Bloomberg cita alcuni dati del Tesoro che si riferiscono allo scorso anno, secondo cui lo Stato italiano, le Regioni e altri enti pubblici detengono proprietà dislocate nel territorio italiano per un valore combinato di 283 miliardi di euro. Stime precedenti avevano indicato un valore dino a 425 miliardi.
Fonti vicine al governo M5S-Lega hanno reso noto che i dettagli del progetto di dismissioni di immobili pubblici verranno comunicati nel corso dei prossimi mesi, e che le prime proprietà potrebbero essere immesse sul mercato prima della fine dell’anno.
Un piano finale non è stato ancora stilato e al momento di discute su come procedere alle vendite: un’idea potrebbe essere quella di dividere gli immobili pubblici in diversi portafogli, a seconda dei siti in cui si trovano e dell’uso che se ne intende fare.
Bloomberg ricorda che questo non è sicuramente il primo tentativo che l’Italia fa nel cercare di raccogliere fondi attraverso la vendita di immobili.
Viene ricordato anche, a tal proposito, il tentativo fallito dei governi di Silvio Berlusconi, che non sono riusciti ad attrarre acquirenti per alcune caserme nel Nord Italia.
Tentativi falliti anche quelli lanciati dai governi di Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, che non sono riusciti a vendere immobili pubblici no-core.
Così a Bloomberg Stefano Girola, gestore di portafoglio presso Alicanto Capital, a Milano:
“Storicamente, i governi italiani sono riusciti a centrare solo una piccola frazione delle vendite di immobili pianificate. Non penso che stavolta le cose andranno diversamente. L’Italia ha ancora un eccesso di asset immobiliari da digerire e non vedo sul mercato domanda per altri ulteriori asset”.
Il principale ostacolo per gli acquirenti sarebbe rappresentato da un punto di vista prettamente pratico dalle procedure di riclassificazione, che possono durare fino a tre anni.
A tal proposito, sempre secondo alcuni rumor, il Tesoro starebbe valutando l’idea di assegnare questo ruolo all’asset manager statale Investimenti Immobiliari Sgr, permettendo al gruppo di investire sulle proprietà insieme agli acquirenti e di contribuire, dando aiuto sul fronte delle riclassificazioni e delle ristrutturazioni.
Il governo potrebbe anche decidere di vendere le proprietà attraverso un processo di cartolarizzazione, con Investimenti Immobiliari che potrebbe, per esempio, acquistare quote di minoranza in veicoli di investimenti.
Anche la Cassa Depositi e Prestiti potrebbe essere parte attiva del processo, magari facendo offerte per alcuni asset.
Diverse opzioni sono dunque sul tavolo del governo per dismettere gli immobili pubblici e far scendere così il debito, che a novembre ha testato un nuovo record di 2,35 trilioni di euro, oltre il 133% del Pil atteso per lo scorso anno.
A tal proposito, gli analisti di Mps Capital Services sottolineano che “in Italia stanno emergendo timori di una manovra correttiva, dopo le indiscrezioni de Il Messaggero, secondo cui il governo potrebbe essere costretto a varare una manovra di emergenza da 4 miliardi di euro“.
Il balletto sulle cifre di una ipotetica manovra bis va dunque avanti, a dispetto delle dichiarazioni provenienti dal governo M5S-Lega: il ministro per gli Affari europei Paolo Savona – prossimo a lasciare la poltrona per diventare numero uno della Consob, aveva definito le ricostruzioni sull’ipotesi di una manovra bis una malattia mentale, facendo riferimento ad alcuni rumor – riportati in particolare dal quotidiano la Repubblica, che aveva paventato uno shock del Tesoro.
Rumor manovra correttiva a parte, nelle stesse ore in cui circolano rumor sui piani del governo sulla dismissione degli immobili pubblici come misura taglia debito, arriva la decisione della Cassazione che, con un’ordinanza, crea un precedente pericoloso proprio per la tenuta dei conti.
Con un’ordinanza, la Cassazione stabilisce di fatto che lo Stato dovrebbe pagare ai Comuni le Imu e Ici arretrate sugli immobili di sua proprietà.
Per i Comuni, Roma in primis, senz’altro un’ottima notizia, se si considera che dai dati dell’ultimo Conto del Patrimonio del ministero dell’Economia risulta – sempre stando al Sole 24 Ore – che il “Demanio è titolare di immobili per 62 miliardi di euro a valore di libro”.
Per le casse dello Stato, sicuramente una notizia pessima.
A questo punto, bisognerà vedere comunque come si svilupperà quest’ultimo caso. Il Sole 24 Ore scrive a tal proposito che, per scongiurare il peggio per le casse dello Stato, servirebbe “una pronuncia contraria delle Sezioni Unite o una norma, di carattere interpretativo per affrontare anche il passato. E proprio questa sembrerebbe la via più rapida per provare a spegnere l’incendio prima che si estenda troppo”.