Goldman su dividendi banche: un miraggio anche nel 2021. Da check up a 5 fattori è Unicredit l’unica top in Italia

La carestia di dividendi per il settore bancario potrebbe durare ben più a lungo di quello che ci si aspetti. Oggi il ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, ha legato la possibilità del ripristino del pagamento del dividendo a come si riprenderà il PIL italiano. “Se la riduzione del Pil italiano tenderà ad avvicinarsi a zero nella seconda parte dell’anno, con prospettive positive per l’anno prossimo, Intesa Sanpaolo sarà in grado di pagare il dividendo proposto agli azionisti”, sottolinea il ceo di Intesa che vede poche banche in Europa in grado di pagare i dividendi.
Goldman Sachs, che proprio oggi ha diffuso una previsione di Pil 2020 per l’Italia di -11,6% e -9% per l’intera Eurozona, ha approfondito il tema dividendi delle banche europee in un report che non lascia adito a ottimismo.
“L’assenza di dividendi, dopo un netto calo degli utili, fa parte di un ciclo di investimenti”, rimarca Goldman Sachs che si concentra sulla novità rappresentata dall’intervento dell’autorità di vigilanza Bce che pone una domanda completamente diversa: è tale un intervento una tantum, si ripeterà, o è qui per restare?
La previsione di Goldman è che i dividendi 2020 non saranno pagati e anche per il 2021 sarà simile (€ 10,7 miliardi di dividendi totali), ma nel caso del prossimo anno non guidato dall’azione della vigilanza, ma in gran parte dal livello depresso di redditività per il settore (stimato un ROTE del 3%). La casa d’affari Usa prevede una ripresa (€ 49,6 miliardi) nel 2022 e una normalizzazione nel 2023 (€ 61,8 miliardi). Per l’intero periodo di previsione 2020-2023, le previsioni sui dividendi risultano in generale dimezzate. L’impatto Covid-19 è un salasso di – 150 miliardi di dividendi rispetto alla normalità.
Cinque criteri per scegliere le banche su cui puntare
Goldman Sachs fa un breve punto sulle banche Ue ritenendo che vanno preferite le large cap – preferibilmente quelle global systemically important banks (G-SIBs) – quelle geograficamente diversificate, quelle diversificate per prodotto, quelle ad alta profittabilità e, infine, elevata capitalizzazione, come indicazione della capacità totale di assorbimento delle perdite.
La combinazione di questi 5 criteri top-down suggerisce che molti dei più forti campioni nazionali sono il luogo dove investire durante questo periodo di turbolenza del mercato. La preferenza di Goldman va a BNP Paribas, Credit Agricole, ING e KBC in Francia e Benelux, Santander e BBVA in Spagna, UBS e Credit Suisse in Svizzera, Unicredit in Italia, e poi Nordea (nordici) e HSBC (Regno Unito / globale).
Raffica di stop dei dividendi non solo tra le banche
Il caos dividendi riguarda molti altri settori e la richiesta di rinunciare ai dividendi è arrivata anche per le assicurativo da parte dell’Eiopa, l’autorità europea di vigilanza delle assicurazioni. In Italia, l’Ivass ha raccomandato estrema prudenza mentre in Francia è stata raccomandata la sospensione del pagamento delle cedole almeno fino ad ottobre. Unipol ha già deciso la sospensione del dividendo, mentre Assicurazioni Generali dovrebbe deliberare sull’argomento dopo Pasqua. Stando a quanto riferisce Il Sole 24 Ore il cda del Leone di Trieste potrebbe tenersi il 14 o il 15 aprile. Intanto il collegio sindacale delle Generali richiama il board della compagnia alla massima prudenza sulla distribuzione del dividendo.
Stando alle cifre fornite dalla banca dati di S&P market, la pandemia Covid1-9 ha portato fino ad oggi a ben 345 cancellazioni o sospensioni della cedola da parte di società quotate in tutto il mondo dal 20 febbraio scorso contro le sole 14 dello scorso anno. Gli analisti di Morgan Stanley in un recente report hanno stimato un calo degli utili del 25% in Europa, mettendo in conto una flessione delle cedole superiore del 30%. Più pessimisti da Ubs secondo cui se le banche azzereranno i dividendi così come chiesto dalla Bce, la flessione delle cedole in Europa potrebbe essere del 42%. Il motivo principale dello stop ai dividendi, è bene sottolinearlo, è la necessità di preservare la solidità patrimoniale per affrontare la crisi dettata dall’emergenza Covid-19 che sta mettendo in ginocchio l’economia globale.