Giù le Borse: i tiratori scelti di Moody’s colpiscono l’Ungheria, è allarme Est Europa
Un appello a incrementare la dotazione del fondo arriverà dal Fondo monetario internazionale, in base a un documento ottenuto dall’agenzia Reuters. Il direttore generale del Fondo, Dominique Strauss Kahn, parteciperà oggi alla riunione dei ministri Ecofin e presenterà un rapporto da cui emerge che il fondo dovrebbe essere di dimensioni maggiori e che la Bce dovrebbe incrementare gli acquisti di titoli di Stato.
Nei giorni scorsi gli acquisti di titoli di Stato da parte della Bce hanno aiutato a calmare i mercati, ma le tensioni legate alla situazione del debito dell’area euro sono ben lontane dall’essere risolte. E il nervosismo delle Borse di questa mattina ne è la prova più evidente. Sono ancora troppe le ipotesi su cui si ragiona, e senza una chiara strategia da seguire gli speculatori non restano senza fiato. L’ultima proposta di way out la propone il Financial Times. Secondo quanto segnalato dal quotidiano della City il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, e il premier lussemburghese, Jean Claude Juncker, avrebbero chiesto l’emissione di titoli del debito europei, E-bonds, per sancire l’irreversibilità dell’euro.
Come se non bastasse a far riemergere nuove preoccupazioni ci ha pensato stamattina Moody’s. Questa mattina i “tiratori scelti” dell’agenzia di rating hanno abbassato di due gradini il rating sul Paese a Baa3. Si tratta del più basso gradino nella scala dell’investment grade, mentre l’outlook è stato confermato negativo. La decisione di Moody’s segue quella di Standard & Poor’s e Fitch. Ma è quanto basta per far accendere l’allerta anche sulla solidità delle economie dei Paesi dell’Est europa.
Che l’Ungheria fosse vulnerabile a causa dell’alto indebitamento in moneta estera non è una novità. Col passare dei mesi la situazione di difficoltà in cui versa il Paese però non è rientrata e adesso le preoccupazioni sulla reale efficacia delle misure portate avanti dal governo sono diventate maggiori. Tanto che secondo gli analisti non saranno abbastanza per incidere una svolta a Budapest. Una ipotesi che riporta sotto pressione le banche europee che hanno esposizioni forti verso quell’area.