Notizie Criptovalute Stangata Giorgetti sui profitti degli italiani con i bitcoin, risposta di fuoco di Mr Tether. Mondo cripto insorge

Stangata Giorgetti sui profitti degli italiani con i bitcoin, risposta di fuoco di Mr Tether. Mondo cripto insorge

17 Ottobre 2024 12:35

Amara sorpresa per i possessori di bitcoin. Nella Manovra 2025 spunta, infatti, un balzello non da poso sulle criptovalute. “Per le plusvalenze da bitcoin prevediamo un aumento della ritenuta dal 26% al 42%” ha detto ieri il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo. SE effettivamente la misura andrà nella prossima legge di bilancio, si applicherebbe a partire dal 2025.

Gli italiani che detengono bitcoin

Una batosta che riguarda milioni di italiani. A fine 2023 risultavano essere oltre 3,6 milioni gli italiani che dichiarano di possedere criptovalute o token (dati dell’Osservatorio Blockchain and Web3 della School of Management del Politecnico di Milano).  Quasi un terzo (32%) le ha acquistate su una Borsa di criptovalute, il 17% con un servizio di wallet e invece il 38% risulta esposto a questi strumenti in modo indiretto attraverso servizi di trading tradizionali.

Le parole di Ardoino (Tether)

La possibile stangata su bitcoin & co. ha subito sollevato una rivolta nel mondo cripto. Spicca il tweet di Paolo Ardoino, ceo di Tether, stablecoin maggiore al mondo che nel secondo trimestre del 2024 ha riportato 1,3 miliardi di dollari di utile operativo. “Visto che questo fenomeno (bitcoin) va diffondendosi prevediamo un aumento della ritenuta dal 26% al 42%”, è il commento laconico di Ardoino su X. “Traduzione: più qualcosa ha successo più va tassato! Come osano, i sudditi, usare il #bitcoin come protezione / opzionalità verso le politiche finanziarie italiane!”, ha aggiunto il ceo di Tether.

LO stesso Ardiono, intervistato da La Stampa, parla di scelta “sbagliata, illogica e senza precedenti. Da italiano mi ferisce. Tassare le rendite più di tutte le altre è il culmine di una guerra al settore che va avanti da 10 anni”. Una mossa che rischia di colpire soprattutto i giovani, che sono la grande maggioranza dei possessori di criptovalute. “A loro si sta dicendo che l’Italia tassa un’innovazione e la tassa più di altre cose”, aggiunge il ceo di Tether che vede il rischio che vadano via dall’Italia “i grandi possessori di Bitcoin, e sono tanti. Chi pagherà saranno i piccoli e medi risparmiatori”.

Coro di no alla mossa del Tesoro

“L’imposta sostitutiva al 42% prevista per il 2025 sarebbe fiscalmente discriminatoria e quindi iniqua, probabilmente anche incostituzionale”, taglia corto Ferdinando Ametrano, ceo di CheckSig.

“Come tutte le idee mal concepite – aggiunge – avrebbe l’effetto dannoso di far fuggire i capitali cripto dall’Italia, creando distorsioni di mercato e inducendo gli investitori a realizzare il capital gain entro la fine del 2024. Inoltre, creerebbe uno squilibrio irragionevole rispetto agli investimenti in Etp, Etc ed Etf Bitcoin, che sono tassati al 26%. Infine, il danno per l’industria italiana che fornisce servizi in ambito cripto sarebbe enorme”.

L’auspicio di Ametrano è un confronto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, finalizzato a rafforzare efficacemente la raccolta tributaria senza irragionevoli sperequazioni.

Sulla stessa lunghezza d’onda Andrea Ferrero, ceo e co-founder di Young Platform, piattaforma torinese specializzata in cripto.  “Ci batteremo senza sosta per aprire un dialogo con il MEF il Parlamento e le autorità competenti per evitare che questo aumento fiscale venga messo in atto. È una mossa suicida”.  

Sommariva (Hodlie): si colpiscono i piccoli, gli altri eluderanno il problema con Etf e derivati

Gianluca Sommariva, ceo e co-fondatore di Hodlie, piattaforma italiana di gestione attiva di criptovalute tramite Intelligenza Artificiale, trova sorprendente questa possibile misura “soprattutto in una manovra finanziaria che dovrebbe sostenere famiglie e imprese”. “Un aumento della tassazione al 42% sulle plusvalenze rappresenterebbe un duro colpo, specialmente per i piccoli investitori, che si troverebbero a dover affrontare una delle tassazioni più alte a livello globale”. “Mentre gli investitori istituzionali – prosegue Sommariva  -potrebbero eludere il problema tramite Etf e derivati, che continuerebbero ad essere tassati al 26%, le imprese tecnologiche e finanziarie, soprattutto le startup, rischierebbero di trasferirsi all’estero per condizioni fiscali più vantaggiose. Questo scenario potrebbe provocare una fuga di capitali e ostacolare l’attrazione di investimenti stranieri, piuttosto che incentivarli”.