Gestori pronti a un ritorno dell’inflazione e al risveglio degli Emergenti
A dispetto della politica sempre più generosa delle Banche centrali (tassi di interesse negativi in tutta Europa e in Giappone, un programma di acquisti senza precedenti da parte della BCE), gli ultimi mesi sono stati caotici per i mercati finanziari, sulla scia di un senso di timore relativo alla crescita mondiale. Dietro a queste paure sono però emerse anche le opportunità: “L’aumento dell’inflazione e il ritorno come protagonisti dei Mercati Emergenti potrebbero essere le scommesse vincenti del prossimo trimestre“, è il parere di Nicolas Forest, Global Head of Fixed Income di Candriam. Che aggiunge: “In questo contesto di forte correlazione e bassi tassi di interesse, abbiamo individuato diverse soluzioni di investimento che mirano a generare solide performance per gli investitori”. Per Candriam la prima posizione è legata al possibile incremento delle aspettative inflazionistiche, poiché attualmente le previsioni sullʼinflazione non riflettono né il miglioramento del contesto economico né l’atteggiamento più accomodante delle Banche centrali. Nell’Eurozona, poi, il team di Candriam ha individuato alcuni asset sottovalutati che potrebbero rivelarsi delle opportunità. Infine, i Mercati Emergenti dovrebbero continuare il loro recupero grazie all’impatto combinato di dollaro debole e prezzi delle materie prime più stabili.
Pronti per il ritorno dell’inflazione
Nonostante le politiche monetarie ultra accomodanti adottate da entrambi i lati dellʼAtlantico, le aspettative di inflazione continuano a calare. In Europa, lʼinflazione di breakeven continua a veleggiare sui minimi storici. Al contrario, lʼinflazione è finalmente ricomparsa negli USA, dopo anni di timori deflazionistici. Come spiega Forest, “lʼinflazione core si è stabilizzata, e negli USA è persino risalita. Tenuto conto del recupero del settore manifatturiero, della tensione sul mercato del lavoro e dei prezzi minimi del petrolio, potremmo essere allʼalba di un nuovo periodo di aspettative di crescita dellʼinflazione“. In questo contesto, i titoli indicizzati allʼinflazione offrono buone opportunità di investimento, al pari di alcune valute, come la corona norvegese e il dollaro canadese.
Opportunità europee
Bassi prezzi del petrolio, euro debole e una politica fiscale più accomodante rispetto a quella degli ultimi anni, sono i principali driver dell’Eurozona. I principali indicatori, come il Markit PMI, si sono stabilizzati nei mesi scorsi, rimanendo nettamente in terreno di espansione. Tuttavia, nonostante il miglioramento dei fondamentali, lʼarea sta ancora affrontando una serie di rischi politici responsabili della sottoperformance delle azioni e dei corporate bond. Lʼeventualità della Brexit, per prima, costituisce uno dei rischi principali e deve ancora essere pienamente rispecchiata dai valori del mercato azionario britannico, mentre la sterlina inglese ha prezzato la possibilità di una Brexit al 25% circa. “Dopo mesi di sottoperformance rispetto al mercato azionario americano, le valutazioni europee dovrebbero evidenziare interessanti punti di entrata, una volta dissipati i rischi politici. In seguito al referendum di giugno, gli investitori potranno concentrarsi nuovamente sui fondamentali e prendere in considerazione il recupero dellʼeconomia europea attualmente in corso”, conferma Nadège Dufossé, Head of Asset Allocation. Che aggiunge: “Nel settore del credito, i finanziari offrono interessanti profili di rischio/rendimento, come le obbligazioni high yield europee. I finanziari hanno infatti sottoperformato i non finanziari, nonostante un rinnovato appetito al rischio. I timori di un potenziale rischio sistemico sono però infondati: il capitale, la qualità degli asset e la liquidità hanno visto un sostanziale miglioramento nel corso degli ultimi anni. E la BCE vigila sulla sicurezza e la solidità del sistema finanziario”.
Il risveglio degli Emergenti
Ritornano infine gli Emergenti. Secondo Dufossé, le tensioni si sono allentate grazie al deprezzamento del dollaro USA e alla stabilizzazione dei prezzi delle materie prime. “Inoltre gli scarti tra le attese dei mercati da una parte, e i valori reali e le revisioni degli utili dall’altra, si stanno muovendo nella giusta direzione“. In questo scenario, l’azionario emergente appare interessante, con valutazioni ancora ai minimi storici sulla base dei rapporti P/E corretti per il ciclo economico (calcolati da Candriam). I flussi di investimento cumulativi sono prossimi ai minimi degli ultimi sei anni e le strategie di asset allocation continuano a sottopesare la regione, elemento che costituisce un potenziale di inversione attraente. “Anche il debito emergente è interessante e dovrebbe continuare a sovraperformare – aggiunge Forest – I capitali hanno iniziato ad affluire nuovamente verso le obbligazioni emergenti e, in un contesto di bassi rendimenti, il rendimento obbligazionario in valuta estera e locale resta ben al di sopra del 5%”. “Siamo grandi sostenitori di alcune valute a beta elevato, ivi incluse le valute indicizzate a materie prime (RUB, MXN e COP), poiché prevediamo che il prezzo del petrolio si stabilizzerà sugli attuali livelli“, conclude Forest