Notizie Dati Macroeconomici Germania: economia stagnante e fiducia in calo. Cause e rimedi

Germania: economia stagnante e fiducia in calo. Cause e rimedi

25 Agosto 2023 11:56

Dopo gli indici Pmi dei giorni scorsi, continuano a susseguirsi segnali preoccupanti per l’economia della Germania. In mattinata, la lettura finale del Pil del secondo trimestre e l’indice IFO di agosto hanno confermato il momento negativo della prima potenza europea. Vediamo nel dettaglio gli ultimi dati, le motivazioni alla base di questo peggioramento e le possibili vie d’uscita.

Peggiora l’indice IFO ad agosto

Altro duro colpo per la fiducia delle imprese in Germania ad agosto. L’indicatore del sentiment delle imprese tedesche, stilato dall’istituto IFO, è sceso a 85,7 punti dagli 87,4 del mese precedente, a fronte di 86,8 punti previsti dal consensus di Bloomberg.

L’indice relativo alle stime correnti è diminuito da 91,4 a 89 punti (stima 90) mentre quello che fa riferimento alle aspettative di business ha riportato un calo da 83,6 a 82,6 punti, rispetto ad una rilevazione prevista stabile.

Il Pil del 2° trimestre certifica la stagnazione della Germania

In precedenza, sono stati diffusi i dati finali sul Pil del secondo trimestre, che confermano quanto emerso dalla prima lettura. Nel periodo aprile-giugno l’economia tedesca è rimasta stagnante (variazione congiunturale pari a 0%), mentre su base annua segna una flessione dello 0,2%. A frenare il Pil è soprattutto il rallentamento del commercio, che negli anni passati ha alimentato la locomotiva europea.

Il tutto, dopo i dati dei giorni scorsi di S&P Global sugli indici Pmi di agosto, dai quali si evince un continuo peggioramento del comparto manifatturiero (seppur ad un ritmo meno marcato rispetto a luglio) e la prima contrazione in otto mesi anche nel settore dei servizi, con i rispettivi indicatori pari a 39,1 e 47,3 punti. L’indice composito è sceso a 44,7 punti, il livello più basso da oltre tre anni.

A ciò si sommano i dati sull’industria, che a giugno ha registrato il mese peggiore dell’intero semestre, e gli ordini alle fabbriche – una misura dell’attività futura – aumentati solo in misura frazionale nel secondo trimestre.

Bundesbank: stallo economia probabile nel 3° trimestre

I dati nel complesso non faranno nulla per sedare le preoccupazioni per l’economia tedesca, un tempo motore dell’Europa. Secondo le stime dei principali enti internazionali, tra cui il Fondo Monetario Internazionale, la Germania dovrebbe essere l’unico grande Paese a subire una contrazione nel 2023, con una variazione negativa attesa dal FMI dello 0,3%.

Nei giorni scorsi la Bundesbank ha diffuso il suo bollettino economico mensile, nel quale sottolinea come la stagnazione potrebbe perdurare anche nel terzo trimestre dell’anno. Ricordiamo che lo stallo del secondo trimestre, comprovato dai dati di oggi, segue due trimestri di contrazione a cavallo tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023, rispettivamente dello 0,4% e dello 0,1%, che hanno certificato la recessione tecnica del Paese.

Secondo la banca centrale tedesca, nei mesi estivi la produzione industriale dovrebbe essere rimasta “probabilmente debole”, frenata da una domanda estera “su un trend discendente” che penalizza le esportazioni, un tempo motore della crescita. Il tutto, mentre i tassi elevati continuano a pesare su investimenti e costruzioni.

Dall’altro lato, la riduzione dell’inflazione dovrebbe sostenere la spesa delle famiglie, mentre il mercato del lavoro rimane stabile e la crescita salariale forte.

Nagel: “Non sono pessimista, presto per pausa su tassi”

A proposito dei tassi, il presidente della Bundesbank, Joachim Nagel, ha dichiarato in un’intervista televisiva a Bloomberg che, con l’inflazione ancora al di sopra del 5%, è “troppo presto” per pensare ad una pausa nel ciclo restrittivo della Bce. Allo stesso tempo, ha respinto le ipotesi secondo cui la Germania si starebbe trasformando ancora una volta nel “malato d’Europa”.

“Non dovremmo sottovalutare la capacità di adattamento dell’economia tedesca”, ha affermato. “Stiamo attraversando dei mesi complicati, ma non sono troppo pessimista”.

Eppure, le difficoltà della Germania e di altri Paesi dell’eurozona potrebbero spingere la Bce a optare per una sosta il 14 settembre, anche se molto dipenderà dai dati in uscita prima della prossima riunione.

Le possibili cure per la Germania

Secondo Giuliano Noci, Prorettore del Politecnico di Milano per la Cina, le cause di questa frenata sono evidenti: “da un lato, transizione ambientale – che ha molto penalizzato gli assemblatori dell’automotive della Baviera – e incremento dei costi dell’energia (a causa della guerra in Ucraina) hanno depresso la capacità d’investimento. Dall’altro, la crisi economica mondiale ha limitato il potenziale dell’export.”

Per uscire da questa situazione è dunque necessario “creare condizioni strutturali in grado di far crescere e sostenere nel tempo la domanda interna. La Germania, se vuole evitare di diventare vulnerabile (a causa del calo della domanda globale e della transizione all’elettrico) deve lavorare sul fronte della crescita reddituale delle famiglie e, in secondo luogo, intervenendo sullo spazio ancora disponibile per l’attuazione di investimenti produttivi: per esempio, quelli sul fronte delle infrastrutture, che presentano ancora margini importanti di miglioramento.”

In ogni caso, “è richiesta una discontinuità vera”, eventualmente con riforme mirate da parte del governo e un cambio di strategia complessivo. In particolare, secondo Noci, “sarà necessario abbandonare la deleteria e ossessiva attenzione ai conti pubblici.”