Fusione Fca-Renault: i dubbi degli analisti, deal complicato con tanti rischi a partire dall’incognita Nissan

Il consolidamento del settore auto è inevitabile e Fiat Chrysler non vuole perdere ulteriore tempo e sceglie Renault come partner per un futuro da leader globale. La reazione del mercato è stata molto positiva, con capitalizzazione dei due player salita di oltre 2 miliardi da subito. Dagli analisti i primi commenti sono cauti con focus sui vantaggi dell’operazione ma anche sugli elementi di criticità. C’è addirittura chi come Citigroup parla di combinazione “sconcertante”: Peugeot sembrava l’alleato ideale per un accordo con Fiat e l’accordo Fca-Renault potrebbe affrontare ostacoli normativi. Citi dice che preferisce “forti alleanze rispetto a complicate fusioni”.
I pro e i contro secondo Mediobanca
Il beneficio principale, rimarca Mediobanca Securities, è la condivisione degli investimenti in relazione alle nuove piattaforme per il lancio di soluzioni ibride / elettriche complete. Nel 2018 Renault ha investito 5,2 miliardi di euro in ricerca e sviluppo, 3,5 miliardi di euro nel caso di FCA. Inoltre, Fca potrebbe ridurre i costi di compliance per 1,8 miliardi grazie all’utilizzo delle soluzioni elettriche/ibride di Renault. Nel 2018 l’1,3% dei volumi Renault è stato elettrificato.
In relazione a Renault, gli analisti di piazzetta Cuccia elencano tre principali benefici: 1) avere accesso alla rete di distribuzione di FCA nell’area NAFTA; 2) acquistare i marchi premium Alfa, Maserati e Jeep e 3) diluire il peso di Nissan in una futura fusione che coinvolge i 3 player. In caso di fusione, FCA potrebbe aumentare la sua penetrazione in Russia, così come nei mercati Apac. I tre player insieme, supponendo che anche Nissan partecipi all’operazione, venderebbero più di 15 milioni di unità all’anno con chiare economie di scala.
Tra i potenziali ostacoli che potrebbero impedire un eventuale accordo tra FCA e Renault, gli analisti indicano le forti sovrapposizioni in termini di capacità produttiva in Europa (Renault ha 20 stabilimenti in UE, circa 14 in Francia vs 40 impianti FCA, 27 in Italia). “Il risparmio sui costi potrebbe influire su alcune chiusure di impianti che potrebbero essere difficili da raggiungere”. Inoltre, il governo francese ha una quota del 15% in Renault e potrebbe opporsi a una potenziale fusione anche se le prime indicazioni vedono l’appoggio dell’esecutivo transalpino alla creazione di un gigante auto europeo. Non va dimenticato poi il contesto di guerra commerciale con Trump che potrebbe vedere malvolentieri un accordo che porti lo Stato francese a diventare azionista rilevante di un gruppo che include il terzo produttore di auto Usa.
Banca IMI avverte: target sinergie molti ambiziosi
“Vediamo alcuni pro e dei contro in una fusione tra Renault e FCA”, rimarca Banca IMI in una nota su Fca. Tra i vantaggi anche Banca IMI – che ha alzato il rating su Fca a Buy con target price a 15,1 euro – sottolinea i forti risparmi a livello di costi in Europa e nelle spese in ricerca e sviluppo. Il nuovo gruppo potrebbe partire da una base di 180 miliardi di euro di ricavi nel 2019 ed ebit adj a 10 mld. Tra i punti deboli, invece, Banca IMI cita la sovra-capacità produttiva in Europa, con un ‘elevato rischio di esecuzione sul raggiungimento delle sinergie di costo, che potrebbero essere inferiori a quelle annunciate”.
L’aggregazione, stando a quanto annunciato da Fca, permetterà oltre 5 miliardi di euro di sinergie l’anno a regime dopo costi di implementazione (stimati in 3-4 miliardi di euro) e senza chiusure di impianti. Il valore attualizzato delle sinergie è pari a circa 30 miliardi di euro.
Nissan pronta a mettersi di traverso
Altro punto delicato è l’eventuale mancata estensione dell’alleanza a Nissan. In tal caso, argomenta Banca IMI, Fca non riuscirebbe a risolvere i problemi in Asia e i vantaggi della fusione sarebbero significativamente ridotti”. Infine, Banca IMI non esclude questioni sul lato della governance data la presenza del governo in Renault e ulteriori problemi di governance potrebbero sorgere se e quando l’alleanza verrà estesa a Nissan.
La giapponese Nissan, alleata da oltre 20 anni con il gruppo Renault, non ha partecipato alle trattative iniziali tra Fca e la casa transalpina, e non vede l’affare come particolarmente vantaggioso, scrive oggi l’agenzia Bloomberg. I nipponici non sarebbero interessati a una strategia che predilige i volumi di vendita e un’eccessiva dipendenza dal mercato auto Usa e potrebbero quindi opporsi alla proposta di fusione di Fca.
Renault detiene il 43% del capitale di Nissan che a sua volta detiene una partecipazione del 15% in Renault. “Supponiamo che Nissan possa opporsi all’intesa”, avvisa Mediobanca Securities, in virtù del fatto che una fusione andrebbe a ridurre la sua partecipazione nel nuovo gruppo.