Fuga depositi. Fine dei giochi per banca ABLV. Bce e Ue: liquidata e sottoposta a bail-in
Fine dei giochi per ABLV, terza banca in Lettonia, che ora sarà sottoposta alla procedura di bail-in. Lo ha stabilito l’Unione europea, dopo che la Bce ha certificato la grave carenza di liquidità dell’istituto, successiva alla notizia delle indagini lanciate prima dal Tesoro Usa e poi dalle autorità lettoni.
Dopo averne sospeso i pagamenti per evitare la fuga dei depositi, la banca centrale europea ha stabilito come ABLS stia fallendo o sul punto di fallire.
“E’ improbabile che la banca riesca a onorare i suoi debiti o altre passività in scadenza – ha affermato l’Eurotower in una nota diffusa a Francoforte nella giornata di sabato – La banca non dispone di fondi sufficienti e disponibili nell’immediato che possano fronteggiare la fuga dei depositi”.
Inutili i capitali del valore superiore a 1,36 miliardi di euro che ABLV è riuscita a raccogliere in quattro giorni lavorativi: Francoforte ha deciso anche di vietare alla banca di accettare nuovi depositi o di aumentare l’ammontare dei depositi esistenti, rimandando la questione al Board europeo che gestisce le risoluzioni bancarie, il Single Resolution Board.
L’autorità di risoluzione ha “concordato con la valutazione della Bce, confermando l’assenza di autorità di controllo o provvedimenti del settore privato che possano prevenire il fallimento della banca“.
Nel reputare ABLV e anche la sua sussidiaria di Lussemburgo istituti che non svolgono “funzioni cruciali”, e i cui fallimenti non avrebbero “un impatto negativo significativo” sulla stabilità finanziaria, l’SRB ha deciso che il loro risanamento non è materia di pubblico interesse, facendo scattare così il bail-in.
Bail-in. Ma ABLV parla di una decisione politica
ABLV ha offerto una versione dei fatti totalmente diversa, affermando che i fondi che è riuscita a raccogliere per rafforzare la liquidità avrebbero assicurato l’86% dei suoi depositi.
“La banca sarebbe riuscita a riattivare i pagamenti e a rispettare tutte le obbligazioni verso i suoi clienti. Nonostante ciò, a causa di considerazioni politiche, non le è stata data la possibilità di farlo“.
La vicenda ha per certi versi dell’incredibile se si considera che il dramma della banca e dei suoi correntisti si è consumato nell’arco di due settimane appena.
Il tutto è iniziato infatti lo scorso 13 febbraio, con le accuse lanciate dal dipartimento del Tesoro Usa che, lo scorso 13 febbraio, ha ufficialmente puntato il dito contro l’istituto, accusandolo di aver “istituzionalizzato il riciclaggio di denaro sporco”, trasformandolo in un “pilastro delle sue pratiche di business”.
Il giorno dopo, sono state le stesse autorità lettoni a lanciare un’indagine sulla banca, sospettata già da Washington di aver dirottato fondi illeciti alla Corea del Nord.
Le notizie hanno scatenato una fuga dai depositi e da altri asset di ABLV per 600 milioni di euro, ammontare pari al 18% delle passività rilevate alla fine dello scorso settembre.
Con un bilancio che, sempre a fine settembre, era stato quantificato a 3,63 miliardi di euro, ABLV è una banca piccolam se esaminata secondo gli standard internazionali.
Detto questo, pur escludendo la sua natura sistemica, lo scorso giovedì S&P ha avvertito che il suo caso potrebbe avere conseguenze negative su “altre” banche dell’ex repubblica sovietica, che forniscono servizi anche ai clienti non residenti.
L’agenzia di rating ha precisato inoltre che l’esposizione totale del Fondo di garanzia dei depositi alle banche lettoni focalizzate su clienti non residenti, inclusa ABLV, è pari a 2,2 miliardi di euro, un valore pari al 7,5% del Pil della Lettonia.
Standard & Poor’s ha allo stesso tempo affermato che l’esposizione del governo lettone, anche in uno scenario di effetto domino, “non riuscirebbe a danneggiare la forte posizione fiscale del paese”.
Doppia bomba mediatica in Lettonia
La doppia bomba mediatica è esplosa in Lettonia qualche giorno fa quando, oltre alla notizia della Bce di congelare i pagamenti di ABLV è arrivata anche quella dell’arresto di Ilmars Rimsevics, numero uno della banca centrale , da parte dell’Agenzia anti-corruzione del paese.
Il governatore Rimsevics sarebbe tra l’altro quell'”alto funzionario lettone” che, secondo una causa legale depositata presso la Commissione sugli arbitrati della Banca Mondiale da Norvik, altra banca lettone, avrebbe cercato ripetutamente “di estorcere denaro” dall’istituto, vendicandosi contro di esso quando il denaro non arrivava. A confermarlo all’Associated Press sarebbero stati alcuni funzionari di Norvik, controllata dal cittadino britannico di origini russe Grigory Guselnikov – presidente e maggior azionista dell’istituto.
Lo stesso Guselnikov ha dato una sua versione puntuale dei fatti.
Rimsevics, rilasciato dopo l’arresto su cauzione, continua a ripetere che le accuse sono solo frutto di una macchinazione orchestrata dalle banche per il suo rifiuto di erogare un prestito del valore di 1 milione di euro alla banca ABLV. E, almeno per ora, rifiuta di dimettersi.