Fondo sovrano GIC taglia quota in UBS, deluso da investimento. Ora punta su questi settori
GIC, il fondo sovrano di Singapore, il maggiore azionista di UBS, ha deciso di tagliare la partecipazione investita nel colosso svizzero durante il periodo della crisi finanziaria globale del 2008-2009, dal 5,1% al 2,7%.
Lo smobilizzo ha avuto per oggetto una partecipazione del 2,4% circa, a 16,10 franchi svizzeri per azione, per un ammontare totale di $1,5 miliardi circa. In calo il titolo UBS, che ha perso terreno fin dai primi minuti della sessione di martedì alla borsa di Zurigo, scendendo fino al minimo intraday di 16,20 franchi svizzeri.
Così ha annunciato Lim Chow Kiat, amministratore delegato di GIC, in una nota diramata nella giornata di lunedì:
“GIC ha proceduto alla vendita (della quota) di UBS in quanto le condizioni sono mutate in modo considerevole da quando ha investito in UBS nel febbraio del 2008, così come il business e la strategia di UBS”.
Il dirigente ha continuato, affermando che “è ragionevole ora che GIC riduca la sua partecipazione in UBS per dispiegare queste risorse altrove” e precisando che “GIC è delusa dal fatto che l’investimento in UBS si sia tradotto in una perdita”.
Il fondo ha tenuto tuttavia a precisare che gli investimenti in Citigroup, anche in questo caso avvenuti durante il periodo della crisi finanziaria, risultano al momento in guadagno e che i ritorni combinati di UBS e Citi sono positivi “in termini di mark-to-market”.
“Continuiamo a rimanere azionisti di Citibank. Riguardo a tutti i nostri investimenti, continuiamo a gestire le nostre posizioni sulla base delle valutazioni del fair value di Citigroup e di altre opportunità di investimento”, ha riferito a Reuters una portavoce di GIC attraverso un’email.
Il fondo sovrano aveva già ridotto la propria partecipazione in Citi sotto la soglia del 5% nel 2009 da oltre il 9% posseduto. Dai dati di Reuters emerge che GIC non è tra i 50 principali azionisti di Citi.
Il gruppo è noto per aver puntato nel settore bancario durante il periodo peggiore della crisi dei subprime, come hanno fatto all’epoca diversi altri fondi sovrani.
I risultati non sono stati però sempre in linea con quanto sperato in quanto spesso i fondi hanno sottovalutato la gravità della crisi, convinti che la ripresa sarebbe stata più veloce. Così non è stato, anche perchè le autorità di regolamentazione hanno costretto le banche, in questi anni, a ridurre l’assunzione del rischio con il proprio capitale. I titoli di diversi istituti di credito, inoltre, soprattutto in Europa, scambiano tuttora a un valore ancora inferiore rispetto ai massimi testati prima dell’esplosione della crisi.
Jeffrey Jaensubhakij, neo responsabile investimenti di GIC, ha rivelato intanto che, nel corso del prossimo decennio, saranno i titoli tecnologici e healthcare a offrire le opportunità di investimento più promettenti.